Cassandra o dell’inganno

Cassandra o dell'inganno

Potentissimo questo testo arrangiato da Massimo Fini che in un canto tragico di un’ ora mette insieme immagini di Omero, Eliot, Christa Wolf, Marc Augè, Igor Esposito, Wislawa Szymborska, Ghiannis Ritzos, Virgilio, Eschilo, Euripide, Seneca, Licofrone, Jean Baudrillard, Pasolini.

La Cassandra punita da Apollo che le fece il dono della preveggenza unita all’impossibilità di essere creduta, non parla solo ai Troiani che accolgono felicemente il dono del cavallo ignari dell’inganno, ma ripete il suo tragico lamento dinanzi all’incapacità di vedere oltre degli uomini di ieri e di oggi davanti agli inganni del mondo.

Il virus ci ha trascinato nel dono di un Mondo Nuovo per esempio, siamo sicuri di riuscire a leggere e interpretare con vista lucida i segni di quel che accade davanti ai nostri occhi? Ma il testo dello spettacolo affonda le sue origini ancora nel Novecento, prima di vari rimaneggiamenti, e i riferimenti contingenti ad un’umanità che non ascolta e non vede restano sempre ampi.

Elisabetta Pozzi è un’interprete altrettanto potente che con semplici scene riesce a dar anima via via in maniera sorprendente a sè stessa davanti alla porta dei leoni di Micene, a Cassandra, poi ad Agamennone e a Clitemnestra, portandoci in drammi che si consumano in un tempo circolare e tradizionale che rivela l’inganno del Progresso e chiede un risveglio con i fari in faccia al pubblico per questi tempi così decisivi per il futuro dell’umanità.

Elena Mirri

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