di Giuseppe Romeo – Nella storia americana ci sono momenti nei quali la guerra esalta gli animi e ne produce orgoglio. A volte anche impietose sconfitte rilette come exit strategy, molto più corretto diplomaticamente al netto dei disastri lasciati dietro le macerie senza più prospettive di democrazie mancate e di aiuti promessi. Ci sono vittorie e sconfitte, insomma, per una nazione che della sua eccezionalità ne ha fatto un mantra anche stucchevole oggi ma, purtroppo, nell’assenza di un contraltare occidentale come quello europeo, sembra che non vi sia altro futuro oltre l’orizzonte atlantico.
America First, o altri slogan che nascono dalla compulsività di una egemonia mai in discussione, la crisi russo-ucraina diventa l’occasione per fare degli Stati Uniti di Trump, non l’Unione europea, i vincitori della pace. Di una prospettiva di soluzione e di riordino delle relazioni continentali, non quelle americane ma europee, dove a giocarsi il piatto si presentano i due maggiorenti della storia di un’Europa troppo avvitata sui suoi presunti valori democratici stretti nella morsa della nuova versione della Commissione e dei commissari della tecnopolitica a senso unico: ovviamente Mosca e ovviamente Washington.
![Draghi, Scholz e Macron](https://www.imolaoggi.it/wp-content/uploads/2022/06/draghi-macron-scholz.jpeg)
Ecco allora, che dopo la splendid little war della guerra ispano-americana di fine Ottocento – nella quale un Theodore Roosevelt inaugurava la sua voglia di fare degli Stati Uniti una potenza globale dal “grande randello” per coloro che si sarebbero presentati come troppo riottosi ad aprire mercati e rotte commerciali – dopo due guerre mondiali combattute per mettere ordine agli egoismi europei e vinte a suon di armi e di dollari e il superamento della Guerra Fredda, rimuovendo anche l’onta del Vietnam- è giunta l’ora del nuovo risolutore. Il costruttore della pace a stelle e strisce.
Insomma, la fine della “ridicola guerra” (Trump tells Putin to end ‘ridiculous war’ in Ukraine or face new sanction, [Trump dice a Putin di porre fine alla “guerra ridicola” in Ucraina o di affrontare nuove sanzioni] BBC news 23 gennaio 2025), così definita da Trump senza preoccuparsi dei morti lasciati sui campi di battaglia, dovrebbe essere vicina. La linea rossa (Moscow-Washington hotline) dei bei tempi di Kennedy e Krusciov sembra essere stata utile nuovamente per cercare di mettere un punto che possa garantire la sopravvivenza degli Stati Uniti come superpotenza, evitando un asse Mosca-Pechino, e la volontà della Russia di dimostrare che non vi è storia europea senza la Russia e a prescindere da cosa una certa Europa possa pensare.
Ecco allora che la “ridicola guerra”, al netto delle pretese dell’UE di essere parte dei negoziati USA-Russia e Kiev all’angolo, sembra volersi risolvere su un tavolo dei negoziati imbandito da Trump e Putin, dove la scelta dei commensali dovrebbe passare al cerimoniale del momento cui l’Unione europea sembra non volersi sentire privata di un posto a tavola nel vedersi servire il fatto che, per Trump, e gli Stati Uniti alle condizioni odierne, Kiev non vale più una guerra.
Il menù potrebbe vedere la richiesta di Mosca di consolidare le sue conquiste territoriali, il che non sarebbe certo una sorpresa visti i risultati e i costi, pari a 4 oblast ucraini russofoni mentre gli Stati Uniti baratterebbero questo con la richiesta di “accesso” alle materie prime presenti in Ucraina promettendo che loro, gli Stati Uniti, favoriranno l’adesione di Kiev alla Unione europea ma non nella NATO (se avrà ancora, a tali condizioni date, ragione di essere). All’Unione europea si potrà riconoscere al massimo di partecipare con forze di interposizione proprie a garanzia di quanto stabilito dal trattato di “pace”. Ovvero, il vedersi costretta a porsi quale garanzia del contrario di quanto detto, fatto e speso in questi due anni. Il paradosso dei paradossi più l’aberrazione della sorte, se non il prodotto della miopia di una diplomazia cui la storia del continente sembra aver insegnato molto poco.
Se così sarà, se la guerra per Trump è stata (infelicemente) una ridicolous war, la pace che verrà lo sarà ancora di più per noi europei e per i nostalgici atlantici più ortodossi. Sicuramente si potranno fare dei grandi complimenti ai tre leader del treno per Kiev, alla Commissione e a una diplomazia europea che ha permesso centinaia di migliaia di morti, mentre si poteva agire due anni fa su risultati, allora, forse ancora favorevoli all’Ucraina e all’Europa intera.
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