GENOVA, 07 FEB – Mahmoud Abdalla, l’egiziano di 19 anni che era stato trovato senza testa e senza mani la scorsa estate al largo di Santa Margherita Ligure, in provincia di Genova, a luglio 2023, è stato ucciso per una “vendetta”. A dirlo sono i giudici della corte d’assise nelle motivazioni della sentenza con cui hanno condannato all’ergastolo i due datori di lavoro Ali Mohamed Ali Abdelghani, detto Bob, e Ahmed Gamal Kamel Abdelwahab, conosciuto come Tito.
L’omicidio sarebbe stata una vendetta “per impedire alla vittima di esercitare un suo giusto diritto” perché voleva affrancarsi “dalla situazione di sfruttamento in cui aveva vissuto esercitando il proprio diritto di denunciare le ingiustizie subite”.
Per i magistrati l’omicidio sarebbe stato commesso da entrambi gli imputati
“Gli elementi di fatto acquisiti nel corso del dibattimento depongono per un’azione concertata, minuziosamente programmata e preordinata nei suoi dettagli, anche relativi alla soppressione del cadavere”. Il ragionamento seguito dalla corte ha confermato l’impianto accusatorio della pm Daniela Pischetola e dei carabinieri del nucleo investigativo di Genova coordinati dal colonnello Michele Lastella.
Secondo i giudici a colpire materialmente il ragazzo è stato Tito mentre però lo teneva fermo Bob. L’omicidio del giovane barbiere è stato abbietto: “i motivi che hanno animato entrambi gli imputati – si legge nelle motivazioni – sono espressione di un sentimento spregevole, vile, ignobile: tale, insomma, da destare un profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media moralità“. Gli avvocati Salvatore Calandra, Fabio Di Salvo, Elisa Traverso e Massimiliano Germini con ogni probabilità faranno ricorso in appello. (ANSA)