Che cos’è la Ragion di Stato? La leziona cattolica di Botero

Giovanni Botero

In questi giorni, a seguito della espulsione dall’Italia di Almasri da parte del Ministro dell’Interno pro tempore per ragioni di sicurezza nazionale, si è sentito spesso parlare di “Ragion di Stato”

A parte che, in relazione alla specifica vicenda, non è chiaro che cosa ha spinto il nostro Paese a non ottemperare l’ordine di mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aja, è interessante rilevare come il concetto in esame sia stato ideato e studiato approfonditamente da Giovanni Botero (1544-1617), gesuita, filosofo italiano e segretario del cardinale Carlo Borromeo, nel suo testo “Della Ragion di Stato” del 1589 suddiviso in dieci libri.

Ora, in opposizione alla “rea e falsa”, cosí la definisce Botero, “Ragion di Stato” machiavelliana, egli propone una prospettiva diversa per cui il “dominio fermo sopra i popoli”, ovvero la conservazione dello Stato, non puó mai essere dissociata dal bene comune, il quale, secondo l’insegnamento classico e tomista in particolare, non coincide nè con il bene pubblico, nè con la somma dei beni individuali, traducendosi nel bene dell’uomo in quanto uomo, in quanto sostanza individuale razionale e, per questa ragione, anche bene di tutti.

Siamo lontani, come si puó evincere, dal pragmatismo politico di Machiavelli. Per Botero, infatti, la “Ragion di Stato” deve sempre rispettare i principi della legge naturale e, dunque, gli insegnamenti divini di cui essa è espressione. Botero accoglie la concezione dello “Stato modernamente inteso” (per dirla con le parole del prof. Vezio Crisafulli), ma cerca di inserirla non in una prospettiva di immanenza, ma di trascendenza. Il sovrano non è libero da vincoli morali, dal momento che deve sempre cercare di ridurre al minimo il danno causato e agire in conformità con la volontà divina. L’esatto opposto dei nostri rappresentanti laicisti..

Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista

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