Il Consiglio di Stato annulla il nuovo Codice Deontologico degli psicologi
A conclusione di un articolato ricorso – patrocinato dall’Avv. Vincenzo Sparti- che ha riguardato le modalità con cui il Consiglio Nazionale degli Psicologi ha tenuto il Referendum di modifica del Codice Deontologico, il Consiglio di Stato ha definitivamente dato ragione agli Psicologi ricorrenti, rigettandone i risultati e costringendo il CNOP a riaprire le procedure di voto.
La Sentenza pubblicata il 24 dicembre, rappresenta una vittoria di legalità e trasparenza, valori che gli psicologi avevano visto fortemente incrinarsi nel corso della suddetta vicenda, affetta da vizi di forma (oltre che di sostanza, questi ultimi evidenziati in numerose sedi) con il Consiglio di Stato che oggi pone uno stop ad un referendum di fatto illegittimo, poichè violava la Legge 56/89 alla lettera c) del comma 6 dell’art.28.
La legge istitutiva della professione di psicologo prevede che ogni modifica proposta (dal CNOP) al testo del Codice avvenga mediante approvazione per referendum, invece in tale caso, si era inteso inserire una “premessa etica” non votabile per gli iscritti.
Se il TAR del Lazio aveva respinto il motivo “osservando che allegato alla deliberazione del 28 aprile 2023 vi era un documento contenente la versione del Codice aggiornata, che includeva testualmente la cd “premessa etica” e i quattro principi etici che i ricorrenti assumevano erroneamente essere stati esclusi dalla votazione referendaria”
il Consiglio di Stato, dopo un approfondimento degli atti e sulla base di “plurimi e condivisibili rilievi” degli appellanti aveva dato loro ragione, rigettando i risultati del referendum, poiché:
–alla delibera del 28 aprile 2023 allegata agli atti da OMISSIS (..) non risulta accluso alcun Codice deontologico
(..)
–sussistono elementi confermativi del fatto che ciò non sia avvenuto (..) e tra questi in particolare
i) La newsletter 16 giugno 2023 (..) ove si legge testualmente che “.. Si precisa che tale premessa è esclusa dal quesito referendario che invece riguarda solo l’articolato del codice”
ii) La pagina ufficiale del sito del nazionale del -OMISSIS – in cui, cliccando sul link “Approfondisci le modifiche al Codice”, si viene rimandati ad un pdf che elenca gli articoli con le modifiche , senza alcun riferimento alla premessa etica che viene di fatto obliterata come se non facesse parte del Codice deontologico”.
Pertanto “la ricaduta di tale omissione è tale da invalidare l’intera procedura referendaria, sia perché diversamente si consentirebbe una scissione tra contenuti del Codice sottoposti ed altri sottratti al quesito referendario (..) sia perché la premessa di principio anteposta all’articolato del codice reca l’impronta valoriale ispiratrice delle norme deontologiche, rappresentandone una parte rilevante (anche per i riflessi di orientamento che se ne traggono nella lettura e interpretazione delle successive disposizioni) senza la quale non è possibile ritenere validamente approvato il Codice deontologico (arg. ex art. 1419 c.c.), non essendo d’altra parte possibile congetturare quale esito avrebbe potuto avere una consultazione estesa all’intero corpo codicistico, integrato dalla sua essenziale premessa “etico-culturale”.
Chiarito questo punto, spiace che ricorrenti siano stati costretti a rivolgersi alla giustizia amministrativa in due gradi di giudizio, per dimostrare quanto era evidente sin dal principio e solamente per far rispettare la legge istitutiva 56/89. Il CNOP dal proprio canto non ha mai cercato alcuna interlocuzione con gli iscritti ma ancor più ha sempre opposto un totale diniego verso qualunque richiesta di confronto.
Siamo in ogni caso onorati di esserci messi al servizio dell’intera categoria professionale che però su questa scriteriata gestione referendaria è rimasta del tutto assente quando si è trattato di adire le vie legali; infatti ci domandiamo e domandiamo come mai altri singoli professionisti non si sono uniti a noi ricorrenti, e ancor di più perché non lo abbiano fatto Associazioni di psicologi strutturate e consolidate. Ricordiamo che il nostro gruppo di ricorrenti si è informalmente costituito esclusivamente per questa azione legale; dapprima, per il ricorso al Tar, eravamo in 12, poi per la prosecuzione al secondo grado del Consiglio di Stato siamo rimasti in 7.
A noi sembra evidente come sia stato messo in atto un processo referendario che risultava solo di facciata ovvero che aveva previsto modalità alquanto discutibili e insufficienti di informativa agli iscritti. Il CNOP si era affidato allo strumento della newsletter per informare del referendum, utilizzando quindi una comunicazione non specifica e non riconoscibile, contenente molte e diverse tematiche. L’invio inoltre come certificato dallo stesso TAR, aveva lasciato fuori una vasta fetta di psicologi, almeno 20.000. Risulta incomprensibile il motivo per cui il CNOP abbia deciso di non effettuare alcuna convocazione ufficiale a mezzo PEC, possedendo tutti gli indirizzi degli iscritti che hanno obbligo di avere una casella certificata, con il servizio fornito dagli stessi ordini regionali.
Ancora del tutto insufficiente l’avviso di indizione del Referendum pubblicato sul sito ufficiale solo 10 giorni prima delle votazioni che, unitariamente all’uso esclusivo della modalità di voto telematica con SPID/CIE, ha determinato che il referendum sul Codice rimanesse sconosciuto a molti colleghi, ignari di quanto stava accadendo.
Scongiurata l’approvazione di un Codice Deontologico la cui modifica era fondata su percentuali pari al 6% degli psicologi, è evidente come politiche del genere siano nocive per la categoria e come tali modalità non possano assolutamente essere riproposte dal CNOP alle prossime votazioni che dovranno avvenire attraverso tutti gli strumenti possibili di coinvolgimento e informazione ai Colleghi, con modalità trasparenti e democratiche.
Tuttavia questa deplorevole vicenda, potrebbe (e dovrebbe) – secondo noi – essere un punto di svolta per la nostra categoria professionale. E’ enorme il potenziale di più di 130 mila psicologi, iscritti ai vari ordini professionali: un potenziale umano, civico, sociale e “politico” ancora inesplorato e inespresso. Abbiamo un compito etico, ma anche animico e spirituale, di contribuire al rilancio di una società disorientata e ammorbata da disvalori e vaghezza e vuoto esistenziale, omologata e prona a dettami comportamentali sempre più limitanti, coercitivi e liberticidi.
Attendiamo con fiducia che Colleghi motivati, caldi, determinati, tutto ciò comprendano, sentano, perseguano e realizzino.
Ringraziamo di Cuore il fondamentale, competente e appassionato lavoro dell’Avvocato Vincenzo Sparti. Ringraziamo inoltre caldamente i Colleghi che con le loro donazioni attraverso la piattaforma gofund hanno permesso di sostenere le spese legali nei due gradi di giudizio.
Con i migliori auguri,
I Ricorrenti
Marco Bertali, Maurizio Filippeschi, Lavinia Nera, Adele Niccolai, Valeria Piredda, Giulia Sardo, Lisa Scuderi