La mattanza di Magdeburgo: ma quale antislamismo? E’ la taqiyya

La mattanza di Magdeburgo<

Ma quale antislamico, è la taqiyya, la dissimulazione! E’ il Jihad, cari utili idioti. E’ lo stato di guerra, tra quella che i musulmani chiamano la casa dell’Islām (la loro) e la casa della guerra (la nostra) l’ennesima strage di Magdeburgo.

di Armando Manocchia – La strategia è la ‘taqiyya’, ovvero la dissimulazione. E’ il sistematico mentire ai ‘cani infedeli’ affetti da dabbenaggine come dicono loro o agli ‘utili idioti’, come più esplicitamente dico io, una delle tattiche islamiche della loro ‘guerra santa’.

«[…] L’incompreso flagello che stiamo vivendo con l’invasione islamica dell’Occidente – avrebbe detto Oriana – l‘Europa non è più l’Europa; è diventata l’«Eurabia», una colonia dell’Islām, nella quale l’invasione islamica non procede soltanto in senso fisico ma penetra anche nelle menti e nella cultura. Il servilismo nei confronti degli invasori ha avvelenato la democrazia, con ovvie conseguenze per la libertà di pensiero e per lo stesso concetto di libertà»

«L’Islām è una religione di pace, di amore e di tolleranza» dicono loro e l’origine della violenza dipende solo da alcuni ‘fanatici’, dai fondamentalisti aggiungono gli ‘accoglioni’, gli ‘utili idioti de noiantri’, che’ credono nella fandonia del cosiddetto ‘pluriculturalismo’ e nella falsità chiamata‘Integrazione’ affinché continuiamo ad abbassare la guardia sull’invasione islamica di quell’Occidente malato dal cancro morale e intellettuale di cui Oriana parla nella Trilogia. E, «il particolare più miserevole è che ad alimentare questo cancro sono proprio coloro i quali si definiscono progressisti, illuminati, liberali, uomini e donne di sinistra».

E – come asserisco dall’inizio del secondo millennio – non solo la disinformazione, ma una sistematica mistificazione artatamente curata dalla martellante propaganda mainstream, ovviamente ripagata a suon di petrodollari, unitamente alla ridondante, continua e costante ripetizione di concetti islamicamente corretti profusi da pavidi esperti e ignoranti politicanti, supporter di Organizzazioni Islamiche, Ong, Scafisti e Trafficanti di esseri umani.

Non a caso Sayyid Qutb, teorico egiziano, nel suo «Islām e pace universale», asserisce che «la vera pace prevarrà nel mondo non appena l’islām lo avrà conquistato» . E’ scritto scemi! L’obiettivo dell’Islām è il dominio del mondo.

Il problema – secondo Gregory M. Davis – riguardante la legge e l’ordine per i musulmani che vivono in ‘Uccidente’, deriva dall’antico principio islamico della ‘taqiyya’. Parola la cui radice significa ‘restare fedeli’ ma che in realtà significa dissimulazione.

La ‘taqiyya’, ha piena autorità coranica (3:28 and 16:106) e ficcatevelo in testa, consente ai musulmani di adeguarsi esternamente ai requisiti richiesti dal governo anti islamico o non islamico, ‘rimanendo fedeli’ internamente a qualsiasi cosa si ritenga essere il vero Islām, in attesa che la marea si inverta. (Hiskett, Some to Mecca Turn to Pray, 101.) Volume 4, Libro 52, Numero 269; Raccontò Jabir bin’Abdullah: Il Profeta disse, «La guerra è inganno».

Storicamente, gli esempi della ‘taqiyya’ includono di tutto e di più, compreso il permesso di rinunciare all’islām pur di salvarsi o ingraziarsi un nemico.

Non è difficile vedere che le implicazioni della ‘taqiyya’ sono estremamente insidiose. In pratica rendono ogni compromesso negoziato con l‘Islām, impossibili. Non deve quindi sorprendere che in una guerra, una delle due parti debba ingannare l’altra riguardo ai suoi mezzi e alle sue intenzioni.

Hugh Fitzgerald, anche lui di Jihad Watch, come pure Robert Spencer, riassume così la ‘taqiyya’ e il ‘kitmān’, un’altra forma correlata di inganno: “Taqiyya” è la dottrina, ufficializzata dalla religione islamica della volontaria dissimulazione. Può essere praticata e realizzata per proteggere l’Islām e i suoi credenti.

Un termine correlato, con una applicazione più estesa, è il ‘kitmān’, definito come ‘riserva mentale’. Un esempio di ‘taqiyya potrebbe essere l’insistenza di un musulmano che ‘ovviamente’ nell’Islām c’è libertà di coscienza, citando poi questo versetto del Corano: «Non deve esserci costrizione nella religione» {2:256}. Ma questa asserzione è falsa, perché non c’è stata menzione della dottrina islamica dell’abrogazione, o ‘naskh’, per cui un versetto così iniziale come questo, riguardante la ‘non costrizione nella religione’, è stato successivamente soppresso da successivi versetti, molto più intolleranti e ostili. Ad ogni modo, la storia dimostra che nell’Islām c’è, e c’è sempre stata, ‘costrizione nella religione’ sia per musulmani che per non musulmani.

Il ‘Kitmān’ è simile alla ‘taqiyya’, ma, piuttosto che una evidente menzogna, consiste nel dire in parte o solo una parte della verità, con una ‘riserva mentale’ che giustifica l’omissione del resto.

Un esempio può bastare. Quando un musulmano afferma che ‘jihad’ in realtà significa una ‘lotta spirituale’, ed evita di aggiungere che questa definizione è apparsa solo recentemente nell’Islām (più di un secolo fa), egli inganna tacendo, e quindi sta usando il ‘kitmān’. Quando poi a supporto della sua dubbia affermazione cita ‘l’hadith’ in cui si racconta che Maometto, tornando a casa dopo una delle sue numerose battaglie, abbia detto (come risaputo tramite una catena di testimonianze successive, o ‘isnad’), che lui era tornato dalla ‘Jihad Minore alla Jihad Maggiore’ e non aggiunge che sa essere anche vero e che questo è un ‘hadith’ ‘debole’, considerato di dubbia autenticità dai ‘muhaddithin’ più rispettati, egli sta ancora praticando il ‘kitmān’.

Nei periodi in cui la maggiore forza della ‘casa della guerra’ rende necessario che il jihad assuma un approccio indiretto, l’atteggiamento naturale di un musulmano verso gli infedeli deve essere quello dell’inganno e dell’omissione.

Rivelare sinceramente lo scopo finale della casa dell’Islām, di conquistare e saccheggiare la ‘casa della guerra’, quando questo ha in mano tutti gli assi militari, sarebbe solo una idiozia strategica.

Fortunatamente per i combattenti il ‘jihad’, molti infedeli non sanno come va letto il Corano, né si preoccupano di conoscere cosa ha fatto Maometto e cosa ha insegnato, il che consente con facilità, di dare l’impressione mediante citazioni e omissioni che ‘l’Islām è una religione di pace’.

E’ sufficiente scavare soltanto un po’ più in profondità per svelare la menzogna nella citazione di una manciata di versetti meccani e per il racconto che Maometto era un uomo pio e caritatevole.

Questo scritto, in parte tratto da un articolo di Gregory M. Davis e tradotto dal caro amico Paolo Mantellini (R.I.P), vuole stigmatizzare che per il politicamente corretto da una parte e l’islamicamente corretto dall’altra, si vuole credere o far credere agli infedeli o agli utili idioti a seconda dei punti di vista, che questo terrorista-jihadista-stragista che ha compiuto la ‘mattanza’ a Magdeburgo dove si contano già 5 vittime e oltre 200 feriti (tra i quali alcuni gravissimi), sia un ‘islamofobo’ termine ipocrita quanto il ‘femminicidio’.

Si vuole pavidamente smentire ciò che disse il musulmano saudita Abdel Rahman al Rashed all’epoca direttore della tv Al Arabiyache: «Anche se non tutti i musulmani sono terroristi, la gran parte dei terroristi sono musulmani» Si vuole smentire il fatto che gli immigrati mussulmani materializzano così bene l’avvertimento che nel 1974 ci rivolse all’ONU il loro leader algerino Boumedienne: «Presto irromperemo nell’emisfero Nord. E non vi irromperemo da amici, no. Vi irromperemo per conquistarvi. E vi conquisteremo popolando i vostri territori coi nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria. […]» e infine, far credere ai beoti che il terrorista di Magdeburgo era un antislamico, quando invece, come si dimostra con le informazioni addotte finora, il tutto è contemplato nella cosiddetta «religione di pace, amore e tolleranza» che da sempre persegue il dominio del mondo e come dicono loro: «la vera pace prevarrà nel mondo non appena l’islām lo avrà conquistato».

Armando Manocchia

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