Se questa è… una donna

la morte di un'anziana in un reparto covid

Riceviamo e pubblichiamo

Lunedì 9 settembre 2024 viene a mancare mia nonna. Ho sentito il bisogno e il dovere di condividere il modo inumano con cui vengono trattati i nostri cari. Non si tratta più soltanto di tamponi, diagnosi, si tratta dell’umanità, della dignità con le quali ognuno di noi ha diritto di salutare questo mondo. Di seguito invio il testo della mia lettera aperta pubblicata su Facebook lo scorso 12 settembre.

“Lunedi mattina, dato che la saturazione era particolarmente bassa, la nonna viene spostata dalla casa di riposo, dove abita da ormai 5 anni, dopo la rottura del femore poiché era impossibile gestirla a casa e viene ricoverata all’ospedale di Nottola (Montepulciano – SI).
Le viene fatto un tampone che ovviamente è positivo… il dottore del P.S. ci comunica che ha il COVID e che verrà ricoverata nel reparto di medicina. Ci dice che ha un ematoma subdurale, io e la mamma ci guardiamo e ci domandiamo se fosse anche caduta. L’ematoma risale al 2019 formatosi contestualmente alla rottura del femore a seguito della caduta, il “fenomeno” non sa leggere neanche una cartella clinica e in malo modo dice: IO COSA NE SO, È SCRITTO QUI!

La nonna ha ben 100 anni quindi, premetto che nessuno di noi si aspettava che sarebbe vissuta ancora a lungo…
Dopo un paio di ore parliamo con la laureata in medicina del reparto di medicina, che passa circa 10 minuti a dirci che la situazione è critica che la paziente ha 100 anni e ha il covid, che “non siamo eterni e che a quell’età si può anche morire”. Chiedo il perché del tampone dato che ormai sappiamo che non è metodo diagnostico e se ha preso “quello alto o quello basso” (leggi caffè al bar in piedi o seduti).

Alle mie obiezioni, ridacchiando sul fatto che dopo quattro anni e non so quante dosi di veleno, stiamo ancora parlando di covid, mi sento dire che io non sono un sanitario che non conosco le procedure e che a questa età si può morire: c’è il covid! Vorrebbe buttarmi fuori dalla stanza… ridendo penso e spero che la tipa sia in mala fede perché se crede a quello che sta dicendo siamo davvero rovinati e la nonna è spacciata…

Uscendo dico a voce alta alla mamma di salutare bene la nonna perché non l’avrebbe rivista se non dentro ad un sacco!
La foto che allego è la stanza covid (a sx c’è a dx no – foto originale).

Neanche a dirlo la nonna muore in nottata, non sappiamo a che ora dato che l’hanno trovata morta…
La mattina abbiamo dovuto pregare per poterla vestire, lei era anche sarta e aveva preparato già da anni gli abiti, da lei stessa confezionati, che avrebbe voluto mettere.
Per fortuna dopo varie telefonate ci viene dato il permesso di comporre la salma, possiamo farlo solo noi dopo accurata vestizione e col cavolo che l’abbiamo fatto! Le pompe funebri non possono aprire il sacco perché c’è il penale…

Ci viene consegnata una salma covid, sacco grigio, in una stanza fredda, da un’infermiera che ci dice: “io se fossi in voi mi vestirei!” Mentre io chiedo: “mamma te hai freddo?” l’infermiera ribatte: “no, ha il covid mi dicono di dire così!” Io: “vada che noi non abbiamo paura, ci faccia vestire la nonna, grazie”.

Apriamo il sacco e ci troviamo davanti l’orrore: L’URLO DI MUNCH!
Un corpo coperto da un lenzuolo sporco, un po’ rannicchiato, con pannolone, mascherina a coprire la bocca spalancata dalla sofferenza e gli occhi aperti!
NEANCHE GLI OCCHI LE HANNO CHIUSO!

“ANCELI” DELLE CORSIE VERGOGNA, NON VI MERITATE NEANCHE L’INFERNO…! DOVETE RESTARE IN PURGATORIO CON GLI IGNAVI

CONCLUDO: questo virus mai isolato è davvero pericoloso, ha svuotato i cervelli e le anime di molti laureati in medicina, molti sono diventati peggio dei macellai e ancora non hanno capito che stanno difendendo quello che è e che sarà il loro carnefice…

Michela

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *