Naufragio Bayesian, l’albero non si è spezzato

Naufragio veliero Bayesian

Sul naufragio del veliero Bayesian, avvenuto nella notte fra il 18 e il 19 agosto scorso nella baia di Porticello, alle porte di Palermo, ci sono ancora molti interrogativi irrisolti

Dalle perlustrazioni del relitto, adagiato a 49 metri di profondità sul fondale marino, pare smentita anche un’altra teoria: quella della rottura dell’albero maestro. Una scoperta che contraddirebbe la testimonianza fornita dal comandante Karsten Börner della nave Sir Robert Baden Powell, che ha raccontato di aver visto l’albero dello yacht spezzarsi improvvisamente.

Il Bayesian, al momento della sua costruzione nel 2008, aveva l’albero in alluminio più alto del mondo: 75 metri. Sebbene l’alluminio sia soggetto alla corrosione, anche questa ipotesi pareva improbabile già prima che i sommozzatori raggiungessero il relitto: nel 2016 (otto anni dopo la costruzione) l’albero del Bayesian era stato smontato e, insieme a tutto il sartiame (i cavi di acciaio che reggono l’albero, ndr), era stato oggetto di una verifica accurata in Spagna, nel corso di un totale refit (termine che indica la ristrutturazione e l’ammodernamento di tutta la nave) cui il veliero era stato sottoposto.

La ‘scuffiata’

Gli esperti sono scettici anche su un’altra ipotesi, quella della scuffiata, ovvero il capovolgersi della barca: difficile infatti vedere su un fianco un gigante del genere, con un baglio (la larghezza massima dello scafo, ndr) di oltre 11 metri e mezzo. Scrive il Giornale della vela, che sul tema ha consultato diversi esperti: è “difficile che l’unità, nonostante le forti raffiche, possa avere sbandato a tal punto da raggiungere l’angolo oltre il quale avrebbe iniziato ad imbarcare acqua fino ad affondare rapidamente”. Un’eventualità su cui i progettisti non sono stati categorici ma che hanno definito “assai poco probabile”.

La secca delle Formiche

Un’altra teoria riguarda l’impatto del Bayesian contro la secca delle Formiche. E anche questa appare remota: il Bayesian infatti era ancorato nella zona della secca, ma lontano da essa. Nel caso poi di una nave lunga oltre 50 metri, per causarne l’affondamento, l’impatto con la secca sarebbe dovuto essere violento e a velocità sostenuta. Secondo il Giornale della vela poi, “stando alle coordinate della secca e a quelle del tracciato Ais (il sistema di identificazione automatica, ndr) del Bayesian disponibili su Marine Traffic, non ci sarebbe stata una collisione con la secca”.irrisolti.

L’ipotesi dei portelli aperti

“Lascia perplessi che una nave così attrezzata e così moderna sia affondata così rapidamente. E’ proprio questo l’aspetto strano di questo naufragio: la rapidità con cui la nave è sparita tra le onde”. E’ la riflessione dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina Militare, sul naufragio dello yacht Bayesian a Porticello. ”L’ipotesi che si può fare – spiega De Giorgi all’Adnkronos – è che quell’albero altissimo, 75 metri, con un vento così potente, da 150 km orari, abbia esercitato una leva talmente forte da fare inclinare la nave fino a mettere in acqua il bordo. E se effettivamente non ci sono lesioni sullo scafo l’acqua deve essere entrata attraverso dei portelli aperti. La nave a quel punto è andata rapidamente a fondo perché tonnellate di acqua sono entrate all’interno. Il mare si sarà molto agitato in quel momento”. ”Se una nave del genere è tutta chiusa e rimane integra, poi si raddrizza e l’acqua non entra – chiarisce – Peraltro su uno yacht come quello, che sicuramente avrà avuto l’aria condizionata, non ci sarebbe motivo di avere portelli aperti”.

La chiglia retrattile era sollevata?

Per capire le ragioni della tragedia del Bayesian “sarà fondamentale verificare la posizione della chiglia retrattile, controllare se fosse stata sollevata oppure no”, sottolinea all’Adnkronos Paolo Cori, uno dei maggiori esperti al mondo di barche a vela e da regata, perché la differenza in termini di stabilità è sostanziale. Senza dimenticare che “la proporzione fra l’altezza dell’albero, oltre 72 metri dalla linea di galleggiamento, e la lunghezza della barca, di 56 metri, era un po’ troppo elevata per una barca da crociera seppur pesante (ca 550 tonnellate) ma con un basso potere di raddrizzamento trasversale relativo e di conseguenza era una barca con un piano velico molto spinto, estremizzato in altezza, con criticità in certe situazioni estreme come questa”.  ADNKRONOS