Ong: stipendi, benefit e sussidi. Quanto si guadagna per traghettare migranti?

ong sos humanity

Quanto si guadagna a lavorare per una Ong?

di Francesca Galici – Tante volte ci si è posti questa domanda se non si crede alle favole e al fatto che le organizzazioni non governative funzionino solo col volontariato. Che poi pure quello, anche se poco, è retribuito. Gli stipendi, almeno nelle Ong tedesche dei migranti, sono di tutto rispetto e fanno un po’ invidia agli stipendi di molti impiegati italiani. Basti pensare che un social media manager assunto dalla Ong Sos Humanity arriva a guadagnare fino a 3.300 euro mensili a cui si aggiungono le indennità, come spiegato nell’annuncio pubblicato dall’organizzazione, e pure qualche benefit.

Il coordinatore della missione viene assunto a 3.600 euro mensili, stesso stipendio offerto per il relatore per il finanziamento di progetti. I volontari? Ottengono una indennità di 400 euro. Gli stagisti? Circa 580 euro, stesso stipendio dei tirocinanti. Ma c’è di più, perché ai profili più alti, quelli che prevedono l’assunzione, viene anche offerta un’agevolazione sui trasporti pubblici con la Bahncard, ossia la tessera di abbonamento che permette la fruizione dei mezzi pubblici in Germania. Poi, ovviamente, ci sono i budget annuali per la formazione, che vengono destinati a ogni dipendente, così come i sussidi per le spese di viaggio.

Certo che per essere organizzazioni che chiedono continuamente donazioni per le missioni, i soldi non mancano, almeno alla Sos Humanity, che per altro è una di quelle che ha ottenuto anche un finanziamento dal parlamento, approvato dal governo. E non un finanziamento qualunque ma un versamento che si avvicina agli 800mila euro. Chissà quante altre associazioni, ma anche aziende, possono contare su cotanta generosa elargizione federale o bontà privata. Dunque non è sbagliato dire che il settore dell’immigrazione illegale è un business. O, almeno, lo è per chi da questo riceve uno stipendio.

È un lavoro come un altro, un impiego come un altro che però viene ammantato dal velo del buonismo a tutti i costi. E chissà quanti sarebbero i posti di lavoro che salterebbero se l’Europa dovesse davvero riuscire a prendere in mano l’immigrazione clandestina, gestendola in maniera tale da ridurre al minimo l’illegalità.
E forse è anche per questo che le varie organizzazioni alzano spesso la voce quando l’Italia, così come l’Unione europea, cercano soluzioni che non siano le missioni di salvataggio che coinvolgano proprio le navi Ong. Altre strade esistono, anche più sicure, ma le Ong, puntano sempre e solo su questa.
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