Nei guai il prete immigrofilo: lucrava sull’accoglienza, dopo lo scandalo delle prostitute

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Soldi sulle spalle dello Stato e con la scusa dell’accoglienza. Nuovi guai per il prete novarese don Zeno Prevosti, già coinvolto in uno scandalo di prostituzione, sospeso dal Vaticano e oggi coinvolto in un’inchiesta sui proventi dei traffici legati all’accoglienza dei migranti.

Don Zeno, rinvio a giudizio per gli affari sui migranti

La procura novarese ha chiesto il rinvio a giudizio per don Zeno Prevosti. L’accusa ipotizzata nei suoi confronti è truffa ai danni dello Stato. Grazie al residence “Cristina” di via Ravenna, riconducibile a una sua società, il sacerdote avrebbe ottenuto contributi pubblici non dovuti per l’accoglienza di profughi. Una cinquantina in tutto quelli ospitati a suo tempo. Ma il sito, secondo l’Asl che aveva effettuato un sopralluogo, non aveva i requisiti igienico-sanitari necessari, considerato che erano stati trovati, tra l’altro, degli scarafaggi.

Questa vicenda è direttamente collegata con le indagini che tra il 2018 e il 2019, dopo la denuncia di due trans, avevano accertato l’esercizio della prostituzione nelle stanze del residence “Emanuela” di Novara, sempre collegato a don Zeno.

Il prelato, con due imprenditori, è accusato anche di aver partecipato a gare grazie a una serie di documenti falsi, attestando la presenza di volontari mediatori ed educatori culturali in realtà assenti o in numero nettamente superiore a quelli disponibili, inserendo dati non corretti sulla pianta organica nei registri, e concordando con alcuni fornitori ordini fasulli o «gonfiati» di prodotti o servizi a favore degli stranieri. Dalla vicenda legata alla prostituzione, don Zeno era uscito con un’archiviazione.
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