Lo scorso 26 aprile, con una sentenza che ha fatto molto discutere, la Corte di Cassazione ha annullato il decreto di confisca emesso dalla Corte di Appello di Napoli e relativo al patrimonio del valore di oltre 222 milioni di euro dei tre fratelli della famiglia Pellini, imprenditori attivi nel settore rifiuti, condannati con sentenza definitiva per traffico illecito di rifiuti. I Pellini sono stati giudicati responsabili dell’inquinamento dell’area di Acerra, comune dell’hinterland napoletano che fa parte della cosiddetta terra dei fuochi.
L’iniziativa della Corte ha messo in imbarazzo il ministro Carlo Nordio, che alla Camera dei Deputati ha risposto a un’interpellanza urgente presentata dalla deputata del Movimento 5 Stelle, Carmela Auriemma: “Condivido il grido di dolore di fronte a episodi di questo tipo”, ha detto Nordio. Il Ministero – ha poi puntualizzato – non ha nessun potere nei confronti della giurisdizione sovrana: è banale ma anche utile ricordarlo perché si può essere indotti in errore. Abbiamo disposto accertamenti da parte dell’ispettorato generale presso le autorità coinvolte. Per quanto appreso, lo stesso Procuratore generale della Cassazione ha chiesto l’annullamento e la restituzione dei beni. Tuttavia non sappiamo ancora i motivi della restituzione non avendo ricevuto il deposito del provvedimento della Corte di Cassazione”. Insomma, la parola fine sulla vicenda ancora non è ancora scritta.
“Il dissequestro non è venuto perché era giusto, ma per un vizio di forma“, spiega Carmela Auriemma a Today.it. “C’è stato un ritardo nell’emanazione del decreto di confisca. Si trattava del sequestro più importante nella materia del disastro ambientale, quindi abbiamo subito chiesto un’ispezione da parte del Ministro Nordio per fare chiarezza su cosa sia successo. È necessario intervenire affinché ci sia un nuovo sequestro, perché le ragioni del sequestro precedente non sono mai venute meno, i terreni non sono mai stati bonificati ed è necessario che lo Stato non perda davanti agli eco delinquenti”.
Dove sono le responsabilità di questo pasticcio giudiziario?
“C’è stato un vizio di forma, un ritardo dovuto sulla procedura forse dovuto anche dalla negligenza di qualcuno, forse anche il Covid ha contribuito a rallentare tutto. L’imbarazzo del ministro la dice lunga sulla gravità di quello che è successo. L’inchiesta è andata per le lunghe e quindi sono scaduti i termini, perché il decreto di confisca è stato depositato oltre il termine di diciotto mesi previsti dalla normativa e questo ha inficiato completamente la misura ablativa. I beni non sono stati quindi restituiti perché gli imputati sono stati giudicati innocenti o per delle ragioni in merito: queste persone sono state condannate con sentenza definitiva, sono passate in giudicato per disastro ambientale. Parliamo di fatti che risalgono da una ventina di anni fa, e quindi parliamo di un lavoro importante di ben tre procure d’Italia, di uomini e donne che già vent’anni fa intuirono che le mafia e le organizzazioni criminali guardavano con interesse il ciclo dei rifiuti. E lo guardavano proprio in quella terra che era descritta allora da poeti e artisti come la Campania Felix, che invece oggi è ricordata come la terra dei fuochi”.
Cosa c’è là sotto?
“Ci sono rifiuti che provengono da tutta Italia, i fanghi di Porto Marghera e tanto altro. Quindi parliamo di rifiuti pericolosi. La tecnica che veniva utilizzata dai Pellini era quella di fornire del compost per lo spandimento dei terreni. Gli agricoltori pensavano che erano fertilizzanti, ma in realtà erano rifiuti triturati. C’è stato un processo molto importante che nel 2017 è terminato con la condanna definitiva in Cassazione”.
E ora la bonifica di quei terreni è ferma
“Esatto. Quei luoghi non sono mai stati bonificati anche se la ricostruzione dei fatti ha certificato che c’è stato uno sversamento di sostanze illecite sia nei terreni che cadono nella provincia di Napoli che in altri nella provincia di Caserta. I dati epidemiologici di quelle zone sono da tempo al di fuori della norma: qui alla Camera, recentemente, si è svolto un convegno su uno studio di biomonitoraggio fatto dal dottor Montano che ha evidenziato un aumento dell’infertilità maschile nella terra dei fuochi. Quindi parliamo di un inquinamento che non soltanto incide nella salute attraverso forme tumorali e malattie, ma anche con altre manifestazioni preoccupanti come l’infertilità sempre più crescente, gli aborti spontanei che sono molto sopra la media nazionale. La situazione è molto preoccupante”.
Un nuovo sequestro è praticabile?
“Noi abbiamo chiesto al ministro Nordio di capire innanzitutto cosa sia successo, perché tutti gli uffici dovevano avere una particolare premura nel trattare un sequestro così importante. Anche nell’interesse di una limpidezza dell’azione dello Stato serve un’operazione verità. E poi sì, bisogna ripristinare l’azione risarcitoria, perché lo Stato è anche parte civile nel processo e quindi deve agire per recuperare quelle somme e bonificare quelle aree”.
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