Occhio a come parli: dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere arriva una nuova linea guida. Ben 61 pagine contenenti parole, aggettivi, da non usare allo scopo di superare il “linguaggio di genere”. Tra questi l’aggettivo “virile” che sarebbe associato solo agli uomini. Meglio dunque usare i termini “energico” o “forte”. Da eliminare anche l’aggettivo “stridulo”. Per l’Eige e la sua direttrice, Virginija Langbakk, ha una connotazione esclusivamente femminile. Meglio usarne uno più neutro come “acuto”.
Ma non finisce qui. Da abolire anche la definizione “terra di nessuno”. Guai tradurla con “no man’s land”; meglio usare “unclaimed territory”, ossia “territorio non reclamato” o “non rivendicato”. Quel “man” infatti potrebbe ricondurre al patriarcato. Anche la locuzione “best man for the job”, che significa “l’uomo migliore per il lavoro”, va bandita. Insomma, la parola “man” è da ridurre il più possibile per far spazio a sostantivi neutri.
Il meglio, o il peggio, arriva alla fine. Langbakk mette nel mirino anche l’ordine delle parole usate. Motivo per cui non va più detto “re e regina”,”fratello e sorella”. Mai più dunque il maschile per primo. Ora il “nuovo ordine” sarà “regina e re”, “sorella e fratello”. Un cambiamento, quello in nome della parità di genere, non nuovo. Treccani ha già presentato il primo dizionario di italiano privo di stereotipi di genere, inclusivo delle forme femminili di nomi e aggettivi tradizionalmente registrati solo al maschile e dove si troverà la forma femminile degli aggettivi prima di quella maschile, seguendo l’ordine alfabetico. www.liberoquotidiano.it