di Pietro De Leo – È durato lo spazio di un’illusione pre natalizia il lampo d’entusiasmo del forum tenuto dal Pd a Roma, dove i protagonisti del centrosinistra della Seconda Repubblica, Prodi su tutti, hanno puntellato la leadership di Elly Schlein in vista delle elezioni Ue. La cronaca politica in coda al 2023, infatti, ravviva il grande problema che questa segreteria ha ben presto mostrato, ovvero lo scollamento rispetto al territorio. Una trentina di iscritti dem in Sardegna ha lasciato il partito per abbracciare la corsa, dalle forti venature autonomiste, di Renato Soru, già presidente della Regione del centrosinistra, poi sconfitto nel 2009 dal centrodestra guidato da Ugo Cappellacci. Soru, per la tornata alla guida dell’amministrazione sarda che si svolgerà il 25 febbraio prossimo, aveva riproposto la propria candidatura.
I dem, però, hanno virato sull’esponente del Movimento 5 Stelle Alessandra Todde, rilanciando lo schema di campo largo. A quel punto, il fondatore di Tiscali ha optato per una corsa autonoma, spaccando il fronte del centrosinistra. Ora, quindi, la sua “Rivoluzione gentile” è approdo di molti dem. Tra questi l’ex deputata Romina Mura che ieri, in conferenza stampa, ha sottolineato così la scelta: «Ci stiamo dimettendo arrabbiati. Hanno chiuso le porte alle primarie per un’alleanza. Soru è tra i quaranta fondatori del Pd. Voglio sgridare il segretario regionale e i dirigenti. Sono responsabili di questo sfascio».
Non manca anche un riferimento ai vertici dem, la segretaria Schlein e il presidente Stefano Bonaccini: «Visto che vi siete interessati della Sardegna impropriamente imponendo una candidatura: badate che il Pd sardo rischia di flagellarsi».
Tra gli aderenti al progetto di Soru, anche la segretaria provinciale uscente di Oristano, Maria Obinu. Peraltro, ieri l’imprenditore ha incassato anche il sostegno di Azione, la formazione di Carlo Calenda. Soru, scrive il coordinamento regionale, è «l’unico candidato governatore in grado di promuovere un progetto autonomista, realizzabile, concreto e innovativo, a differenza di chi continua a proporre favole irrealizzabili o si nasconde dietro fiumi di parole».
Lo scossone tra i dem dell’Isola si colloca in un puzzle infelice in vista delle prossime sfide territoriali. C’è un’altra piazza importanti dove il Pd ha avuto delle defezioni, ed è Firenze che andrà al voto il 9 giugno. Niente primarie per la decisione del t:k:’ candidato sindaco, dove l’assessore al sociale Sara Funaro ha staccato il biglietto per la candidatura nel centrosinistra. Cecilia Del Re, già componente di giunta, che aveva chiesto invece le consultazioni interne per decidere il nome da schierare, ha detto addio. Così come una cordata territoriale composta da tre consiglieri comunali, che hanno formato un nuovo gruppo a Palazzo Vecchio, e ben 12 consiglieri circoscrizionali. Non si mette bene per la segreteria Schlein, dunque, in vista di queste sfide importanti del 2024. È l’effetto dell’aver impostato una leadership su suggestioni woke, dimenticando l’importanza del livello amministrativo che, è opportuno ricordarlo, nel percorso congressuale aveva preferito Bonaccini. www.liberoquotidiano.it