BRESCIA, 30 DIC – Il tribunale di Brescia ha riconosciuto la protezione speciale nei confronti di una trans 50enne di origini brasiliane residente in provincia di Bergamo dove convive, ribaltando la decisione della Commissione per la protezione internazionale di Brescia che aveva detto negato il provvedimento.
“In caso di rimpatrio teme di subire torture e maltrattamenti e finirà per essere uccisa dai familiari che, ancora oggi, non accettano la richiedente per quello è” ha riconosciuto il tribunale ricordando che il Brasile “è il Paese con il maggior numero di transessuali uccisi ogni anno, primato che mantiene da 13 anni”.
La richiedente in passato è stata condannata in via definitiva per rapina e danneggiamento; elemento per la Commissione determinante per non concedere la protezione.
Il tribunale di Brescia ha invece accolto il ricorso della trans, difesa dall’avvocato Stefano Afrune, sostenendo che “i fatti penali risalgono al 2012, successivamente non sono stati commessi altri illeciti e la ricorrente ha reperito lecite attività lavorative”.
E che quindi “mancano ragioni per negare alla ricorrente il soggiorno in Italia mentre un eventuale rimpatrio si porrebbe in aperto contrasto con il diritto tutelato dall’art. 8 Cedu”. (ANSA)