Nel mirino della Procura della Repubblica finisce la più grande azienda ospedaliera del Piemonte, la Città della Salute, con un’inchiesta che coinvolge 250 medici indagati per peculato e una gestione finanziaria sotto osservazione
La prima questione che ha attirato l’attenzione degli inquirenti riguarda i medici che, secondo le indagini, non avrebbero versato la quota della parcella per visite, operazioni chirurgiche e ricoveri in regime intramoenia. Si parla di circa trecentomila euro non versati per prestazioni private eseguite in ospedale. Una questione che avrebbe coinvolto, secondo documenti interni, circa 3.700 fatture accumulate con le gestioni precedenti. Nonostante alcune restituzioni, la magistratura ora dovrà valutare le singole posizioni e decidere se procedere con ulteriori azioni legali.
Sette milioni mancanti e Legge Balduzzi
Un secondo aspetto dell’inchiesta riguarda sette milioni di euro che, secondo la legge Balduzzi, avrebbero dovuto confluire in un fondo destinato allo smaltimento delle liste d’attesa. Tuttavia, sembra che questa somma sia andata persa. Si solleva la questione di chi avrebbe dovuto controllare e gestire questo fondo, portando gli inquirenti a indagare anche su coloro che avrebbero dovuto svolgere tali verifiche.
Interpretazioni contabili e documenti in procura
Ulteriori dettagli emergono da un documento riguardante una riunione del 20 novembre, dove si discuteva di una presunta perdita di 1,2 milioni per il 2022. Il collegio sindacale ha rivolto l’attenzione alla magistratura sostenendo che si tratta di “una libera interpretazione dei principi contabili.” Gli inquirenti stanno esaminando attentamente queste affermazioni e cercando di comprendere se vi siano irregolarità contabili.
Omessi incassi e denuncia del collegio sindacale
Le indagini, avviate la scorsa primavera, si sono estese anche all’omesso incasso di un credito di oltre 830mila euro nei confronti del Comune, relativo a rette degli ospiti dell’Istituto di riposo. Un altro caso riguarda un credito mai riscosso di circa un milione e 200mila euro con un’associazione che ha permesso trapianti di midollo a bambini venezuelani. Il collegio sindacale ha presentato un esposto di quattordici pagine, evidenziando un presunto disordine amministrativo che ha radici nel passato ma riflette sulle attuali dinamiche gestionali.
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