di Paolo Bianchi – I confini tra destra e sinistra ci appaiono incerti? Vogliamo orientarci meglio? C’è un metodo sicuro: il linguaggio. Quello della sinistra è indecifrabile. Certe espressioni verbali appartengono solo ai suoi fumosi esponenti, che usano un idioma proprio, forse coniato allo scopo preciso di distinguersi dal volgo. Infatti la popolazione non li capisce e non li vota, e perlopiù non li ascolta.
Un vocabolario esoterico. Fatto di parole che viene il dubbio non vogliano dire niente. Abbiamo provato a stendere un glossario per ordine alfabetico, a uso e consumo di quanti si sentano sperduti di fronte alle esternazioni di Schlein & C.
ATTIVISTA/-ISMO – Lo è chi di solito non esercita alcuna professione specifica, e tuttavia viene ritrovato spesso a protestare in piazza. Patrick Zaki, l’eterno studente egiziano, strappato a forza dalle patrie galere per intervento dell’attuale governo, è perlappunto un attivista contro l’attuale governo. Idem i sedicenti ecologisti che per salvare la Terra bloccano il raccordo anulare di Roma nelle ore di punta o incollano sé stessi con il mastice alle opere d’arte. O come la femminista peruviana Cristina Torres Cáceres, autrice della poesia Distruggi tutto (vd. Patriarcato). L’attivismo è un concetto ombrello sotto il quale trova riparo chiunque si agiti in piazza, purché l’argomento sia approvato dai progressisti. Altrimenti si parlerà di indegna provocazione.
CIRCOLARE – Lo è l’economia, lo è il ciclo dei rifiuti. Secondo la Schlein il ciclo circolare dei rifiuti tiene conto non solo delle materie prime, ma anche delle materie seconde, qualunque cosa esse siano. Una locuzione usata principalmente quando non si sa dove metterli o non si è capaci a smaltirli.
CONSAPEVOLIZZARE – Altro termine che tradotto dallo schleinese indica la necessità di rendere consapevoli dei potenziali elettori del fatto che hanno smesso già da tempo di votare per il Pd.
ESTERNALIZZARE/-AZIONE: Ancora schleinese stretto. Riferito, si pensa, alle politiche del governo sull’immigrazione «esternalizzazione della gestione della migrazione ai nostri confini». Persino la rossa Gruber nella sua trasmissione Otto e mezzo (La7) gliene ha chiesto conto: «Ma chi la capisce se lei parla così?» È la domanda che ha ispirato questo glossario.
FASCISMO – Sempre quello degli altri. Un’etichetta applicabile a piacere e in modo ossessivo compulsivo sui dissenzienti o i non conformi. Chiara Valerio, intellettuale militante, citando un articolo della scrittrice defunta Michela Murgia, a proposito di Tolkien e del Signore degli anelli, ha parlato di «fascismo degli elfi». Come si sa, gli elfi nel 1922 marciarono su Roma.
FEMMINICIDIO – Parola tirata in ballo ogni volta che uno squilibrato assassina una donna in quanto donna. Un argomento cardine del femminismo attuale. Si nega che una volta ogni tanto possa esistere anche il suo corrispettivo, il «Maschicidio», cioè l’uccisione da parte di una donna di un uomo in quanto uomo. Di recente è stato coniato «Transicidio», in caso di uccisione di un trans in quanto trans. Senza contare la vasta casistica della fluidità di genere, per cui già si parla di «Gendercidio» (vd. Genere). Da valutare l’uso se riferito a casi più specifici, quali uxoricidio e matricidio.
GENERE – Sessuale. Pensavamo fossero due, ma evidentemente a scuola e in famiglia ci hanno insegnato male. Ce ne sono svariati, secondo una casistica sfumata. Il Binario non è più quello triste e solitario della canzone di Claudio Villa, ma l’orientamento degli eterosessuali. Se invece a letto ti piacciono tutti, maschi e femmine, una volta eri bisessuale. Adesso sei Non-binario. Il termine si presenta in diverse declinazioni: si può essere Transgender, Genderqueer, Genderfluid, Agender, Pansessuale, Intrasessuale, Cisgender, Bigender. Ma non tutti i vocabolari concordano. Le definizioni sono in continua evoluzione, un po’ come la nostra sessualità, appunto, che attraverserebbe dunque un vastissimo specchio di possibili combinazioni. Sta a noi immaginarle.
POLTRONA – Riproduciamo testualmente una dichiarazione della già citata Chiara Valerio, la Regina della supercazzola, alla trasmissione Piazzapulita (La7): «Io non penso che ci siano le poltrone che fanno le persone, penso che ci siano le persone che fanno le poltrone, quindi, diciamo, diamo alle persone che fanno le poltrone, se non diamo alle persone che fanno le poltrone, ma partiamo dalla poltrona, secondo me, diciamo, non è una cosa culturale né soprattutto divertente». Traduzione: «Siccome io di poltrone ne occupo il più possibile, ma purtroppo il mio partito ha perso le elezioni, ancora non mi rassegno a non poterle occupare tutte io».
MASCHIETÀ – Termine coniato su Repubblica da Michele Serra, a cui la parola mascolinità non pare adeguata a definire un carattere maschile. Troppo machista, forse. O, non sia mai, troppo virile.
PATRIARCATO – L’origine di tutti i mali del mondo. Secondo la già citata Torres-Cáceres, a essere patriarcale è «l’intero sistema» (vd. Sessismo). Il sistema patriarcale, sempre secondo lei, è anche nell’architettura delle città, che non sono «progettate per le donne. Non si pensa ai loro bisogni: per esempio a come le percorrono, dal tipo di scarpe indossate alla necessità di illuminarle meglio (sic)» (Avviso ai sindaci: rimuovere tutte le griglie, ripavimentare le strade e ricoprire tutti i tombini perché non ci si incastrino i tacchi delle signore). Se la parola patriarcato non basta e si desidera apparire più enigmatici, si può anche ricorrere a una sillaba in più, con «patriarcalismo».
SESSISMO: Prepotenza dei maschi nei confronti delle femmine. Assimilato alla misoginia, l’odio contro le donne. Pare che sia diffuso soprattutto nella lingua italiana, che si ostina a usare il maschile in molti casi in cui sarebbe preferibile confondere le idee e rendere impossibile la lettura introducendo nuovi simboli grafici e fonetici, come la schwa, una lettera non ancora presente nell’alfabeto, ma già disponibile sulle più aggiornate tastiere di computer e smartphone. Non si è mai sentito nessuno pronunciarla, tantomeno i sostenitori del suo utilizzo.
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