di Andrea Zambrano per https://lanuovabq.it – Malori e morti improvvise in Polizia stanno mettendo in allarme gli agenti. Il 17 novembre scorso, il sindacato Osa (Organizzazione Sindacale Autonoma) ha ufficialmente avviato uno studio sulle cause dei decessi da suicidio o da malore improvviso determinatisi tra gli operatori in divisa.
Antonio Porto, segretario nazionale Osa, da tempo si batte per far uscire allo scoperto il problema degli eventi avversi da vaccino tra gli agenti di Polizia. Una battaglia che ha pagato sulla sua pelle subendo anche un paio di sospensioni per la causa vaccinale anche se comminate all’interno della sua attività sindacale.
Osa, infatti, è tra gli estensori dell’esposto relativo agli Aifa leaks e sul quale sta indagando la Procura di Roma e che vede indagati per svariati reati anche l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex Dg di Aifa Nicola Magrini. Oltre a questa inchiesta – sulla quale grava il sospetto di una richiesta di archiviazione che però, nel caso sia confermata, non è stata ancora notificata alle parti in causa – Osa si sta attivando anche per fare luce su un aumento di malori e decessi inspiegabili, percepito tra gli operatori.
«Lo studio – si legge nella richiesta inviata all’Ufficio relazioni sindacali del dipartimento di Pubblica Sicurezza – si è reso necessario in quanto vi è un vero e proprio allarme all’interno delle Forze dell’Ordine per l’altissimo numero di decessi che iniziano ad essere tanti, troppi rispetto agli anni precedenti».
Per questo motivo, l’organizzazione sindacale ha chiesto di poter avere il numero degli appartenenti alla Polizia di Stato che sono venuti a mancare prima di essere collocati in quiescenza per sopraggiunti limiti di età, nel periodo dal 01 gennaio 2013 al 17 novembre 2023 e suddivisi per anno».
L’intento di Portoè quello di scorporare tutti gli eventi luttuosi avvenuti in servizio, i suicidi, la malattia, le altre cause e vedere quanti decessi sono avvenuti «per morte naturale». È in questo insieme che il sindacato conta di poter individuare il maggior numero di decessi vaccino-correlati perché privi di altre spiegazioni.
«Non passa giorno – spiega Porto alla Bussola – che non ci giunga notizia di colleghi morti improvvisamente senza alcuna causa, inoltre tantissimi colleghi lamentano problematiche tra le più svariate e ci dicono che da quando hanno fatto il vaccino non stanno più bene come prima. C’è chi accusa perennemente spossatezza e chi ha tutt’ora problemi cardiaci insorti subito dopo il vaccino. Per non parlare dei casi più gravi come quello di un collega che non è in grado di avere una diagnosi precisa, ma deve camminare con l’adrenalina in tasca».
C’è poi il doloroso capitolo dei decessi per malori improvvisi: «Premetto che per poter lavorare in Polizia – prosegue – bisogna essere di sana e robusta costituzione, ma i colleghi che ci hanno lasciato in questo periodo sono davvero tanti».
Quanti?
«È quello che vogliamo sapere dai vertici della Polizia, sapendo che il problema non riguarda solo noi, ma chiunque indossi la divisa». Porto ha riferito di un caso di una dirigente sindacale di 29 anni deceduta in Calabria e per il cui decesso è in corso una doppia indagine, una della Procura di Catanzaro con un proprio Ctu e una di un Ctu nominato dal sindacato.
Raffaella De Luca, questo il nome della poliziotta, si è sentita male intorno alla metà di giugno. Dopo una serie di controlli, il 30 giugno è deceduta. Si era sposata da poco e aveva un bimbo di sette mesi.
«Ma c’è anche il caso di un carabiniere di 32 anni, una poliziotta di 40 e un’altra di 45 anni e di un commissario calabrese di 34 anni. Tutte persone giovani, senza malattie e in uno stato di salute perfetto. Per il caso di Raffaella abbiamo assistito la famiglia e il Pm ha autorizzato la ricerca di eventuali elementi che ci possano portare alla correlazione col vaccino».
Ma ora, stando al sindacato, i casi singoli vanno affrontati globalmente: «Serve una mappatura e questo deve essere fatto dai vertici della Polizia e con il coinvolgimento del Ministero degli Interni. Vogliamo capire se davvero questa impennata che noi percepiamo di morti naturali esiste nella realtà. I quotidiani mainstream non ne parlano, ma ne parlano i giornali locali e da lì le notizie viaggiano nelle nostre chat e nei vari gruppi che sono nati in questo periodo. C’è anche un canale Telegram creato appositamente che raccoglie i decessi degli appartenenti in divisa».