Crosetto in Procura per le accuse alle toghe

Crosetto

A dieci giorni dalle sua parole sulla “opposizione giudiziaria” che rappresenta “l’unico grande pericolo” per Giorgia Meloni e il governo di centrodestra, arriva un confronto in Procura a Roma tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il procuratore capo Francesco Lo Voi. Il titolare di via XX Settembre è arrivato ieri sera intorno alle 18.10 negli uffici di Piazzale Clodio dove è rimasto per un’ora e mezza, fino alle 19.45.

A quanto apprende l’ANSA, è stato sentito dal procuratore capo Lo Voi come persona informata sui fatti a proposito di quanto ha dichiarato il 26 novembre sui rapporti tra magistratura e governo nell’intervista al Corriere della Sera. Crosetto sarebbe stato sentito nell’ambito in un’indagine aperta come modello 45, ossia senza indagati o ipotesi di reato.

Al quotidiano il ministro aveva detto questo frase: “A me raccontano di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni. Siccome ne abbiamo viste fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle Europee…”. Aggiungendo, inoltre, che l’attuale governo di centrodestra può essere messo a rischio soltanto dalla “opposizione giudiziaria“.

In seguito il ministro su X aveva scritto che sarebbe stato “molto felice, di poter condividere con la commissione Antimafia o con il Copasir (per motivi di segretezza) le mie preoccupazioni e le cose che mi sono state riferite, per valutarle”.

Sia l’Antimafia sia il Comitato sulla sicurezza della Repubblica, però, hanno ritenuto di non precedere all’audizione in quanto relativa a materie non di loro competenza. Il ministro ha quindi risposto in aula alla Camera il 1 di dicembre ad una interpellanza del capogruppo di +Europa Benedetto Della Vedova. In quella occasione ha ribadito il riferimento a riunioni e dichiarazioni di esponenti di Magistratura Democratica e di Area, che si ponevano a suo dire in contrasto con il governo Meloni. Aggiungendo che contro di lui era stato schierato “un plotone di esecuzione” e che c’era stato “un tentativo di mistificazione” delle sue parole. Potrebbe quindi essere stato lo stesso ministro a chiedere al procuratore di Roma un colloquio, per riferirgli delle sue preoccupazioni riguardo alle dichiarazioni a cui era venuto a conoscenza da parte di alcuni magistrati, rimettendo alla sua valutazione se esistano o meno fattispecie di reato.

La presa di posizione di Crosetto aveva scatenato la dura reazione dell‘Anm che aveva definito le accuse del ministro “una fake news” che “non ha alcun fondamento” e che “fa male alle istituzioni”.
Un “attacco” ai magistrati ma anche “una rappresentazione malevola dell’impianto istituzionale del Paese”, sottolineava il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Ritenendo “fuorviante” la rappresentazione di una magistratura “che rema contro” e che si fa “opposizione politico-partitica”.

“Chiediamo al ministro Crosetto che vengano fugati sospetti e ombre, non deve lasciare che le sue parole cadano nel vago. Se c’è da chiarire lo faccia, nei modi che preferisce”, aveva aggiunto il giorno dopo Santalucia. Incandescente la polemica con le opposizioni che hanno censurano le affermazioni di Crosetto, invitando il ministro a riferire in Parlamento. “Se il ministro sa qualcosa che mette in pericolo la sicurezza nazionale, lo dica. Diversamente, la smetta questo governo di lanciare velate minacce”, aveva avvertito Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd.

Se il ministro ha informazioni così rilevanti, lo incalzava il presidente del M5s Giuseppe Conte, “deve andare immediatamente in Procura”. Cosa avvenuta oggi, a dieci giorni di distanza da quell’intervista.ANSA