Gogna mediatica, Alberto Re si è tolto la vita

Alberto Re

di Valentina Raffa – La serata inaugurale del «Paladino d’Oro Sport Film Festival» al teatro Pirandello di Agrigento va deserta. Le critiche e gli sfottò dilagano sul web inarrestabili. E l’organizzatore, il 78enne Alberto Re, si suicida. La procura sta valutando l’apertura di un fascicolo, per quella che il prefetto Filippo Romano ha definito «una campagna denigratoria nella quale la legittima critica politica e giornalistica ha travalicato i limiti dell’umanità». Alberto, imprenditore noto ad Agrigento, si era speso per dare lustro alla sua città, e la 43esima edizione del Festival, in calendario dal 20 al 26 novembre, nell’ambito delle iniziative per Agrigento Capitale italiana della Cultura del 2025, doveva essere un successo. Preparativi, ansie, preoccupazioni, ma tutto era organizzato nei minimi dettagli. Alberto, però, non aveva fatto i conti con l’inaspettato alla prima di lunedì sera.

Incredibilmente il teatro era vuoto

Le foto hanno iniziato a circolare sul web. Un invito a nozze per i leoni da tastiera che si sono scagliati contro l’organizzatore. Chi per sfogare le frustrazioni come non potrebbe mai fare de visu con nessuno, chi per attaccare politicamente l’amministrazione comunale che ha sganciato 35mila euro allo scopo di ricadute economiche e di immagine sul territorio, chi perché si è fatto trascinare dagli attacchi sul web. Un’autentica gogna mediatica e non sono mancati articoli di stampa che Alberto non avrebbe digerito. Ne parlerebbe in una lettera, ora in mano agli investigatori, scritta prima di spararsi un colpo alla testa, giovedì mattina nella sua casa.

È morto dopo 24 ore di agonia. È stato «travolto da inaudita violenza scrivono i familiari Non deve succedere più». «Alberto Re mai si è sottratto alla onestà intellettuale e sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa si legge -. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno». E ancora: «Alberto voleva contribuire ad elevare il dibattito culturale della sua amata Agrigento, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione. Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza».

Il prefetto che, col sindaco Francesco Miccichè, ha invitato domenica sera al teatro Pirandello i 9 sindaci finalisti a Capitale italiana della Cultura 2025, ha sottolineato che «tutti coloro che ricoprono ruoli amministrativi devono impegnarsi a prevenire simili disonori».

La famiglia Re lo ha ringraziato per «la grande lezione». «Sono profondamente addolorato, se ne va un grande amico, un galantuomo, un uomo perbene commenta il sindaco -. Porterò con me il ricordo di un uomo appassionato, amante del bello e della cultura e innamorato della sua città». Il Festival proseguirà. «Siamo convinti che lui avrebbe voluto così» scrivono gli organizzatori. Oggi l’estremo saluto ad Alberto nella chiesa di Santa Lucia di Agrigento.
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