Carlos Tavares, ad di Stellantis e Zhu Jiangming, fondatore e ad di Leapmotor
Stellantis, il gruppo di cui fa parte anche la Fiat, punta sulla Cina per sviluppare le sue auto elettriche: il gigante franco-italiano ha annunciato un investimento da 1,5 miliardi di euro per acquistare il 20% di Leapmotor, uno dei produttori cinesi di veicoli alimentati a batteria. Una mossa che di fatto posiziona Stellantis tra i big europei che vedono nella Cina più come un’opportunità di sviluppo che come il nemico numero uno nella corsa ad accaparrarsi le quote dell’emergente mercato elettrico. Non a caso, nel commentare l’investimento, il boss di Stellantis Carlos Tavares ha apertamente criticato la decisione della Commissione europea di aprire un’indagine sui massicci sussidi statali di Pechino al settore automotive che potrebbe portare a dazi sull’import in Ue, oggi in costante crescita, di veicoli elettrici cinesi a basso costo.
“Poiché dobbiamo affrontare questioni globali, dobbiamo adottare una mentalità globale. Non sosteniamo un mondo frammentato. Ci piace la concorrenza. Avviare un’indagine non è il modo migliore per affrontare tali questioni”, ha detto Tavares, specificando che Stellantis non faceva parte delle aziende automobilistiche europee che hanno chiesto alla Commissione Ue di aprire l’indagine sulla Cina. Una rivelazione che smentisce le voci secondo cui sarebbe stata proprio Stellantis, insieme all’altro gigante transalpino Renault, a fare pressioni su Bruxelles, attraverso il presidente Emmanuel Macron, affinché avviasse l’iter per imporre dei dazi a Pechino.
L’inchiesta UE
Al netto delle voci, a far ricadere i sospetti su Parigi è l’assetto attuale della filiera produttiva delle aziende europee. Se la Germania, in particolare Volkswagen, ha consolidato un rapporto con la Cina di mutuo vantaggio, lo stesso non è avvenuto finora per Renault e Stellantis. Non a caso, Berlino ha accolto con freddezza l’inchiesta Ue, mettendo in guardia dai rischi di ricadute negative sul settore auto europeo. “Non permetteremo che il nostro mercato venga inondato da veicoli elettrici eccessivamente sovvenzionati che minacciano le nostre aziende proprio come è successo con i pannelli solari“, aveva detto invece la ministra francese Laurence Boone salutando con favore l’iniziativa di Bruxelles.
Le parole di Boone ricalcavano in qualche modo l’allarme lanciato dallo stesso Tavares appena un anno fa al Salone dell’auto di Parigi: “Non c’è motivo” che si renda l’accesso al mercato europeo facile per i cinesi senza avere in cambio il contrario, aveva detto lo scorso ottobre dopo che, appena un mese prima, Stellantis si era tirata fuori da una partnership per lo sviluppo di una jeep elettrica con il cinese Guangzhou Automobile Group. “Vogliamo le stesse condizioni”, aveva ribadito il capo del gruppo franco-italiano, aggiungendo che i costruttori cinesi “sono benvenuti in Europa” solo se quelli europei possono accedere alle stesse condizioni in Cina.
Evidentemente, Tavares vede adesso nella Leapmotor un modo per ottenere queste “condizioni” di parità. Stellantis vuole incrementare le vendite di Leapmotor in Cina e nel resto del mondo, Europa compresa, ma anche “sfruttare l’ecosistema Ev di Leapmotor in Cina per contribuire al raggiungimento degli obiettivi chiave di elettrificazione” del parco auto del gruppo franco-italiano. I primi modelli di Leapmotor in Europa frutto della joint venture con Stellantis “arriveranno al massimo entro due anni”, assicura Tavares.
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