Amministratrice di sostegno sotto accusa: “Cene, abiti e parrucchiere con i soldi degli anziani”

carabinieri indagine

Trattamenti in parrucchieria da 650 euro a Giulianova, pranzi e cene a Riccione o in Umbria, 400 euro di abbigliamento intimo: ecco dove sarebbero finiti i risparmi di anziani e disabili affidati all’avvocatessa di Castelraimondo, Simona Sincini, accusata di peculato e falso ideologico. In tutto, la somma che si sarebbe intascata ammonta a 270mila euro, ai danni di sette persone che, dal 2018, le erano state affidate dal tribunale affinché ne tutelasse gli interessi.

È stato un lavoro enorme quello fatto dai carabinieri di Castelraimondo, con la collaborazione del colleghi della Compagnia di Camerino e della Guardia di finanza, partendo dalla segnalazione ricevuta da due donne, madre e figlia. Quest’ultima, all’incirca all’inizio dell’anno, per un cambio di indirizzo riceve a casa un estratto conto inviato dalle Poste, in merito ai risparmi di sua madre. Vede così una serie di prelievi di cui non sapeva nulla, e insieme madre e figlia vanno a chiedere chiarimenti ai Servizi sociali comunali, che però non ne sanno nulla. Allora si rivolgono all’avvocato.

Quest’ultima avrebbe detto loro che a Castelraimondo c’erano state alcune clonazioni di bancomat, che lei aveva già denunciato il fatto e che le due sarebbero state risarcite per i prelievi abusivi. Ma le donne vanno anche dai carabinieri, e scoprono che non c’era alcuna denuncia del genere, e nessuna clonazione di bancomat. Così partono le indagini.

Da quel conto, i militari sono andati poi a verificare come stessero le cose anche nei conti di altri soggetti disabili o anziani, per i quali il tribunale aveva nominato Sincini amministratrice di sostegno. Così sarebbero venute fuori le anomalie in merito alla gestione di sette persone, tutte di Castelraimondo, Matelica e Camerino. C’erano pagamenti di ristoranti in località turistiche, ripetuti e costosi pagamenti a una parrucchiera, abbigliamento intimo, e anche numerosi acquisti online dei beni più disparati. A quel punto i carabinieri e i finanzieri si sono messi a dividere e analizzare tutte le spese, individuando i prelievi di contanti al bancomat, i pagamenti con la carta bancomat, i bonifici a se stessa o persino ai suoi assistiti: quando le spese lasciavano a secco un conto corrente, l’avvocatessa lo avrebbe rimpinguato con i soldi di un altro assistito.

Ai suoi amministrati, Sincini avrebbe poi chiesto anche il pagamento di una piccola parcella, per la prestazione fornita. Un giro che sarebbe iniziato nel 2018, e terminato solo all’inizio del 2023. Nessuno mai avrebbe notato queste anomalie, anche perché i bilanci presentati in tribunale sarebbero stati alterati in modo da farli apparire del tutto in regola. In un primo momento, le indagini avrebbero fatto emergere prelievi non autorizzati per centomila euro, ma il conto finale è arrivato a 270mila. Di questo ora deve rispondere Sincini, difesa dall’avvocato Gianluca Brizi, dopo che il sostituto procuratore Claudio Rastrelli le ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
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Armando Manocchia torna sul tema degli ADS, gli amministratori di sostegno, una figura giuridica istituita nel 2004 per “tutelare” – secondo le intenzioni del legislatore – chi da solo non ce la fa.