Le telecamere di “Fuori dal Coro” approdano nel porto di Shëngjin in Albania dove sorgerà uno dei centri di prima accoglienza per migranti frutto di un accordo sottoscritto a Roma il 7 novembre scorso tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama. Dove oggi sono accatastati 5mila cumuli di terra presto diventerà operativa una delle due strutture ricettive in grado di ospitare all’anno fino a 36mila persone in attesa di ricollocamento. I residenti però non ci stanno e protestano contro Rama evocando rischi di una “bomba sociale”.
“Shëngjin diventerà un campo come Guantanamo o Lampedusa e la polizia non riuscirà a gestire l’intero flusso”, spiega un pescatore. Secondo l’intesa bilaterale entro la prossima primavera l’area grande 300 ettari sarà oggetto di una vasta ristrutturazione finanziata dall’Italia: i cittadini però sono preoccupati che la struttura diventi un centro di accoglienza permanente per tutti quei migranti che non verranno accolti nell’Unione Europea.
Protocollo Italia-Albania in vigore per 5 anni
Il protocollo è un documento di 9 pagine, 14 articoli in tutto, che resterà in vigore “per 5 anni”, rinnovabili di altri 5 “salvo che una delle parti avvisi entro 6 mesi dalla scadenza” l’intenzione di non rinnovarlo. L’Italia si impegna a restituire “le aree” dedicate ai centri per i migranti a chiusura del protocollo.
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