di Emiliano Scappatura – Noi crediamo che il fumetto possa essere una forma d’arte di prim’ordine e che attraverso quelle strisce si possano davvero dire cose interessanti, come nei grandi romanzi. Ma in Italia il problema è sempre quello, che appena s’ottiene un po’ di importanza subito ognuno si sente investito di una qualche missione profetica e la sua parte crede di doverla recitare anche fuori: nasce cantante, o scrittore o, appunto, fumettista e quant’altro, e d’un tratto deve recitare la sua parte di intellettuale politicante à la page che tutto un piccolo mondo svuotato di contenuti gli accredita. E così finisce che quello che fai importa solo in parte, ma bisogna curare soprattutto il personaggio dietro l’autore, davanti a un pubblico sempre alla ricerca di nuove figure carismatiche. In un paese da melodramma, e spesso da operetta, il popolo si lascia spesso abbagliare dal gesto ben condito piuttosto che dal contenuto, anche perché spesso dietro il gesto il contenuto è poca cosa.
Uno dei nuovi leader che si muove bene tra la retorica moralista dei nobili ideali del nostro tempo che va dal pacifismo ai diritti dei popoli e quant’altro (e come non condividere?) è certamente Zerocalcare. Lo si era già visto al salone del libro di Torino quando, con sublime senso del rispetto delle altrui idee, aveva preteso per la sua presenza l’allontanamento di un editore che non gli garbava molto, e alla fine lo avevano accontentato.
Adesso ci sono altre presenze moleste e fa sapere che non verrà a Lucca, uno degli appuntamenti mondiali del fumetto, perché tra i patrocinatori ci ha visto (non sia mai!) la stella di David (si sapeva da mesi, fanno sapere, ma se ne è accorto solo adesso). E siccome subito la stampa gli è corsa dietro a risaltare il gesto e a far capire quanto paghi più non esserci che esserci ecco che subito altre defezioni si sono fatte sentire, giustificando il loro ritardo con notti insonni e dilemmi laceranti. E queste giustificazioni, stile Kierkegaard, per una partecipazione a una kermesse indicano da sole la pochezza del nostro tempo.
Orbene, ognuno è libero di avere la propria opinione sulla questione palestinese come su ogni altra cosa ma questo non vuole dire che bisogna cominciare a frignare se le cose non vanno come pretendiamo come noi. Il mondo purtroppo è quello che è, guerre in giro ce ne sono a iosa, qua e là ci sono Stati cattivi e crudeltà varie ma a lui del resto non importa nulla. A lui interessa solo quella perché ha un particolare impatto mediatico, altrimenti dovrebbe rinunciare a ogni festival fino a che non si troverebbe di fronte a un mondo completamente pacificato (o pacificato come piace a lui) e completamente democratico.
La vita ha le sue bontà e le sue cattiverie, ma se non la si accetta nella sua interezza e si fa gli offesi ogni qualvolta non ci piace qualcuno allora non si è adeguati a viverla, e si può andare a gridare nel deserto.
Forse tra le righe avrebbe preteso, poiché fin qui è stato esaudito, che si togliesse l’infame simbolo. Ma qui non abbiamo più di fronte un editore con le sue idee nefaste o una banale associazione politica da poter buttar fuori a piacimento, ma uno Stato intero e quindi a volere tirare i conti (ma riteniamo che non voglia essere questo il significato logico della sua scelta) si contesterebbe l’esistenza di quello Stato che lui confonde con il suo governo. E chiedergli di cacciarlo via per garantire la sua presenza porrebbe un’intera nazione di fronte ai capricci di un individuo. Un po’ troppo stavolta. Ci sarebbe da pensare che forse questi fumettisti si prendono troppo sul serio, se non fosse, appunto, che siamo noi a prenderli troppo sul serio e questa importanza di cui si sentono investiti è quella che gli stiamo dando noi.
A non sapere distinguere tra uno Stato e un governo sono in molti, e qui Zerocalcare assomiglia un po’, non si sa se per furbizia o per ingenuità, a quelli che di fronte all’invasione dell’Ucraina avevano proposto (e qualcuno anche fatto) boicottaggi della cultura russa, o i circoli comunisti di fantozziana memoria che odiando l’Occidente boicottavano il cinema americano. Il mondo continua a girare tra nuove guerre e nuove paci, tra vecchie e nuove ingiustizie, e dovessimo offenderci per ogni guerra e ogni Stato che fa una politica estera che non ci garba, allora l’unico patrocinio che possiamo accettare prima di chiuderci al mondo nella nostra cameretta e non uscirne più sarà quello della Pro loco, sempre che ancora non ci stia antipatico anche l’assessore.
Ma noi, che siamo malpensanti, abbiamo piuttosto l’impressione che qui si sia voluto usare il prestigio della manifestazione lucchese per sfruttarlo a livello carismatico al di fuori del mondo fumettistico, usando la politica che qui non dovrebbe c’entrare nulla per qualificarsi come una sorta di paladino pacifista e promotore di nobili ideali.
Zerocalcare ha, come ognuno, una sua ideologia, un suo modo di vedere il mondo e anche, ovviamente, una sua visione della politica mediorientale. E fino a qui non c’è nulla di male. Il problema inizia quando comincia a pensare che quelli che non la pensano come lui siano persone sbagliate. E comincia a dire che non hanno neanche il diritto di esserci e di esprimersi. Il suo assomiglia un po’ all’atteggiamento dei bambini viziati che incrociano le braccia e dicono: “Se c’è lui allora io non vengo” e per farlo partecipare allora deve andare via l’editore o questo logo non deve esserci e via dicendo: insomma, o io o lui.
Noi, da modestissimi cultori del dubbio, pensiamo che ci debba essere spazio per tutti, anche per chi non ci piace e le cose le vede da un’altra prospettiva. E per questo le persone alla Zerocalcare ci inquietano un po’: sono agenti al servizio di nobili ideali, ma siamo sicuri che se fossero al potere allora il mondo in poco tempo finirebbe con l’assomigliare a una sorta di Città del Sole dove l’opposizione sarebbe esclusa, la censura impererebbe e il pensiero alternativo sarebbe subito eliminato. In nome della (sua) Verità, naturalmente.
prof. Emiliano Scappatura