‘Una struttura delinquenziale organizzata a livello familiare”. La definisce così il guidice delle indagini preliminari di Latina nell’ordinanza che ha portato agli arresti domiciliari Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, suocera e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, e membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale integrata “Karibu”.
In un filone dell’inchiesta – portata avanti da Procura di Latina e Guardia di Finanza – sono emersi dettagli sulle attività delle cooperative impegnate nella gestione dei richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina, tra cui proprio quella della famiglia Soumaoro. Secondo chi indaga i fondi ottenuti dalle coop per i migranti sarebbero stati usati per fini personali, con una spesa di circa 2 milioni di euro ora sequestrati.
“Perseveranza dell’azione criminale”
Nell’ordinanza viene sottolineata ”la perseveranza dell’azione criminale, continuata per molti anni”. ‘Il sistema viene definito “collaudato che è risultato esclusivamente proteso ad eludere gli obblighi pubblicistici (derivanti dalle convenzioni con gli enti), dotato di schermi societari fittizi riconducibili allo stesso management della Karibu, nonché connotato da evidenti caratteri di transnazionalità, tutti unicamente finalizzati a distrarre i fondi pubblici, in buona parte reinvestiti all’estero” scrive il gip.
”Con l’ulteriore collegato effetto di porre i soggetti ospitati, già in condizione di particolare vulnerabilità poiché migranti richiedenti protezione internazionale, in stato di accoglienza gravemente lesivo della loro stessa dignità si legge nell’ordinanza.
In più, gli indagati ”non hanno esitato a disfarsi della documentazione anche contabile della cooperativa Karibu quando gli operanti intervenuti accertavano ‘che già nei giorni antecedenti era stata rinvenuta altra documentazione della stessa specie finita poi nel punto di raccolta differenziata” conclude il giudice.
Le “finalità private”: borse, ristoranti e un supermercato
I fondi destinati alla gestione dei migranti sono stati utilizzati per “finalità private”. Tra questi ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento. E ancora alberghi, beni di lusso e centri estetici, si legge nelle 152 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip di Latina.
“L’utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu” venivano “adoperate per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019; 13.803 euro nel 2020; 2.177 nel 2021”. E, inoltre, “le carte prepagate” venivano utilizzate per “alberghi e beni di lusso”.
Spunta anche l’apertura di un supermercato e di un ristorante, in Ruanda. Infatti, tra gli indagati c’è chi “avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l’estero e in particolare in Rwanda dove lo stesso ha avviato prima l’apertura di un Supermercato e, successivamente, di un ristorante sotto l’insegna Gusto Italiano”.
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