di Marco Leardi – Ora dovremmo tutti batterci il petto, autoflagellarci. Magari chinando il capo in segno di pentimento. Secondo la sinistra, infatti, noi italiani non saremmo affatto «brava gente», come spesso è stato riconosciuto anche in passato. Lo stillicidio della cultura woke nuova e dogmatica tendenza di stampo progressista si è ormai abbattuto anche sul nostro Paese. Oggi a Montecitorio verrà difatti presentato un disegno di legge per l’istituzione del «Giorno della memoria per le vittime del colonialismo italiano», mozione secondo la quale dovrebbe essere introdotta una specifica ricorrenza per stigmatizzare le presunte malefatte coloniali dei nostri nonni.
La proposta in questione è un vecchio tarlo della sinistra militante, che non a caso aveva già avallato simili iniziative a Roma (era l’ottobre 2022) e nella rossa Bologna del sindaco Matteo Lepore, a inizio 2023. Ora l’istanza approda alla Camera, con un testo che porta la prima firma della deputata Pd Laura Boldrini. Secondo quanto riferisce L’Espresso, quest’ultima illustrerà il ddl nel corso di una conferenza stampa odierna alla quale prenderanno parte anche il deputato di sinistra Nicola Fratoianni, il collega pentastellato Riccardo Ricciardi e Silvano Falocco di «Rete Yekatit 12 -19 febbraio».
Le conclusioni saranno tratte da Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi e il coordinamento sarà affidato a Fabrizio De Sanctis della medesima associazione. Massimo dispiegamento di personalità progressiste, insomma, per una mozione che stride con le urgenze dell’attualità, al punto da risultare fuori contesto. In un momento in cui le preoccupazioni di tutti sono giustamente rivolte alla guerra in Israele e alle sue drammatiche conseguenze, Boldrini e compagni discetteranno di fascismo e di circostanze avvenute quasi un secolo fa. Il ddl intende infatti smantellare quello che la sinistra considera un falso mito, ovvero la fama di «brava gente» attribuita ai nostri connazionali in riferimento al periodo coloniale.
Già il 23 ottobre 2006 un gruppo di deputati presentò alla Camera una proposta di legge per istituire un giorno della memoria «in ricordo delle vittime africane durante l’occupazione coloniale italiana». La data prescelta era stata il 19 febbraio, giorno in cui, nel 1937, iniziò una rappresaglia fascista consumatasi in Etiopia, ad Addis Abeba, con migliaia di vittime civili. Per quei fatti la sinistra vorrebbe che si ripetesse un annuale «mea (anzi nostra) culpa». Ora, se è vero che gli avvenimenti storici non vanno mai dimenticati o distorti, è altrettanto vero che essi vanno al contempo contestualizzati affinché non si ricada in strumentalizzazioni postume altrettanto arbitrarie.
In questo senso, il rischio della suddetta proposta ci sembra quello di trasformare la storia nell’ennesima occasione per rinfocolare un approccio politicizzato agli eventi passati. Non a caso, tra i sostenitori della mozione c’è pure l’Anpi, che da una parte fatica ancora oggi a riconoscere i crimini commessi dai partigiani rossi e che dall’altra dimostra invece uno slancio assai maggiore nel setacciare gli avvenimenti legati al periodo fascista. Di fondo, si coglie la solita doppia morale di comodo della sinistra: quella che prende la storia e la «colonizza» (è proprio il caso di dirlo) con l’ideologia.
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