In una Lombardia che vede aumentare anno dopo anno il numero di giovani che chiedono aiuto per poter proseguire gli studi, sotto la lente finiscono pure i criteri Isee e la ripartizione dei fondi che vengono erogati dal Ministero alle università. Si parte da alcuni dati: la Lombardia ha il 30% dei fuorisede, il 43% delle borse di studio vanno a loro e a studenti internazionali. Ma alla regione va solo l’8,7% del Fis nazionale.
“Negli ultimi tre anni abbiamo triplicato le risorse messe sul tema, parliamo di 111.500 milioni e c’è stato un grande sforzo degli atenei che hanno messo di tasca loro 36 milioni per riuscire a coprire quasi il 98% degli aventi diritto” fa il punto l’assessore regionale all’Università Alessandro Fermi, ricordando che “ampliando la quota della borsa e la platea non si incide solo nell’anno corrente: vanno rivisti i criteri di riparto”. Aggiunge poi due dati: “Gli studenti stranieri in Lombardia rappresentano il 10% degli iscritti. E il 28% degli aventi diritto a borse di studio sono studenti che provengono dall’estero. Una riflessione va fatta su questo tema”.
Delle 10.399 domande di borse di studio già arrivate alla Statale di Milano, 5.096 sono di matricole. Gli idonei sono 4.126, tra loro 3.234 arrivano da Paesi extra-Ue, 874 sono italiani e 18 provengono da altri Paesi europei. “Di fatto stiamo svolgendo un ruolo di cooperazione internazionale – commenta anche Maurizio Zani, delegato per il diritto allo studio e la contribuzione studentesca del Politecnico di Milano –. Si potrebbe creare un canale ad hoc per garantire loro borse di studio chiedendo un intervento del Ministero degli Affari Esteri o utilizzare criteri di merito”.
È d’accordo la prorettrice della Statale Marina Brambilla: “Partiamo dal presupposto che siamo contenti di essere internazionali e dobbiamo puntare a esserlo sempre di più, anche in vista del calo demografico. Ma bisognerebbe elaborare strumenti più raffinati per cogliere meglio il bisogno. L’Isee non ci permette appieno di farlo – sottolinea – perché vengono equiparati nello stesso bando studenti che vengono da altre regioni con quelli di Paesi molto diversi tra loro, alcuni molto poveri, altri anche più ricchi del nostro. Negli altri Paesi europei si opta per bandi differenziati. L’Italia dovrebbe puntare sull’internazionalizzazione aumentando il finanziamento con il Ministero degli Affari Esteri”. La maggior parte di questi studenti arriva da Iran, Pakistan, India e Cina. “Quando chiedono il visto per potere studiare qui arrivano con una situazione reddituale che non si riesce a cogliere con un’Isee. Servono canali e criteri distinti”, ribadisce.
“Stiamo perdendo il focus – interviene però Barbara Morandi, di Link Studenti Indipendenti Bicocca e del gruppo Tende in Piazza –: siamo in un Paese con un calo demografico molto forte che si riverserà sulle università e in parte si sta già riversando: abbiamo bisogno di persone qualificate e dobbiamo essere contenti di essere attrattivi senza creare competizione tra chi è più legittimato e chi meno, tra italiani e non. Il tema è come erogare più borse di studio, senza escludere nessuno. Io stessa sono borsista e non so se potrò permettermi di iscrivermi alla magistrale. Finora le università hanno tappato i buchi, stanno facendo fatica a farlo ancora”. Si.Ba. https://www.ilgiorno.it