Governo, 3,5 miliardi per i “migranti” e tagli alle forze dell’ordine

polizia e carabinieri

di Domenico di Sanso – Sempre in prima linea, spesso trascurati dallo Stato. Gli uomini delle Forze dell’ordine stanno ancora scontando gli effetti di più di dieci anni di tagli lineari e spending review. Sforbiciate che pesano perfino sulle divise che mancano e sul parco macchine che non viene rinnovato da anni. Risparmi anche sui pasti di poliziotti e carabinieri che vigilano sui Cpr per i migranti. Proprio il confronto con le spese dello Stato per l’accoglienza stride con la situazione in cui versano le forze dell’ordine.

Come riportato il 22 settembre dal Giornale, l’Italia nel 2023 spenderà tre miliardi e mezzo per fare fronte all’emergenza migratoria. Cifre sciorinate pure il 19 settembre da Nicola Porro durante «Stasera Italia», su Rete 4. Per arrivare allo sproposito di tre miliardi e mezzo bisogna partire dai circa 132 mila migranti arrivati finora in Italia nel 2023 (dati dell’ultimo «cruscotto statistico» del Viminale) e considerare che lo Stato spende 35,82 euro al giorno per ogni persona che sbarca.

Poi ci sono i kit da 150 euro per ogni migrante che arriva e le spese per i Cpr (i Centri di permanenza per i rimpatri), che nel 2022 sono state di 26 milioni e nel 2023 saranno pari a 32 milioni. Un’impennata dovuta all’aumento degli sbarchi che si è registrato nell’anno ancora in corso.

Il tutto mentre gli uomini in divisa ancora aspettano il rinnovo del contratto nazionale, scaduto nel 2021. Eppure le Forze dell’Ordine sono in trincea anche nel campo dell’accoglienza degli immigrati.

Gli uomini in divisa intervengono durante gli sbarchi sulle coste italiane e svolgono difficili funzioni di vigilanza negli hotspot e nei Cpr. Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia, con Il Giornale snocciola le cifre che fotografano lo stato dell’arte della situazione in cui versano le Forze dell’Ordine. «La retribuzione di un agente parte da 1450-1500 euro mensili, a cui si vanno aggiungere le indennità», spiega Paoloni.

Un’indennità che varia dai 150 a un massimo di 300 euro al mese e va a coprire le fattispecie più disparate. Dal servizio di volante fino all’ordine pubblico davanti agli stadi e alla vigilanza nei Cpr. Nei Centri viene impiegato personale di Polizia distaccato, in trasferta. Perciò si può arrivare a percepire un’indennità un po’ più alta, pari a 26 euro al giorno.

Ma si tratta di un lavoro molto complicato, come ci conferma Paoloni. «Nei Cpr ci sono spesso rivolte e problemi di ordine pubblico, ma anche difficoltà logistiche», dice il segretario del Sap. Che fa l’esempio della struttura di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza: «Lì abbiamo un grosso problema con un ristoratore che ha vinto l’appalto per il servizio pasti dei colleghi al massimo ribasso a 7 euro a pasto. Infatti i colleghi sono costretti ad aggiungere soldi di tasca propria».

Disagi che si inseriscono in un contesto in cui la spesa dello Stato per la sicurezza pubblica ha subito una serie di tagli soprattutto a partire dal 2012, con il governo guidato da Mario Monti. Una discesa che è andata avanti fino agli ultimi anni. Se nel 2010 la spesa era tra i 18 e i 19 miliardi di euro, nel 2020 non arrivava a 17 miliardi. «Per colmare i danni arrecati in quel periodo c’è bisogno di tanto tempo, solo ieri mi lamentavo perché i colleghi della Polizia Stradale non avevano i pantaloni della divisa», conclude Paoloni.

https://www.ilgiornale.it/news/politica/fondi-ai-migranti-35-miliardi-e-tagli-ai-poliziotti-pasti-2215493.html