Alla vigilia del vertice Brics, a Johannesburg, il presidente del Brasile Luiz Inazio Lula da Silva propone una moneta unica contro il dollaro.
E mette in chiaro, con gli altri Paesi del vertice, Russia, India, Cina e Sudafrica, che l’idea ha lo scopo di “consentire maggiori scambi senza dipendere dalla valuta di un Paese terzo”, sottintendendo il dollaro americano. Il messaggio è chiaro: i Brics, che valgono un quarto della ricchezza mondiale e contano il 42% della popolazione, non vogliono più essere considerati il blocco di serie B, ma una piattaforma da cui veicolare un’alternativa alla via occidentale di sviluppo.
La presenza di Xi Jinping
Va in questa direzione anche la presenza per la prima volta di persona al vertice di Xi Jinping: il leader cinese è volato in Sudafrica per quella che è la sua seconda missione all’estero dopo la visita al “caro amico” Vladimir Putin a marzo, con l’obiettivo di rafforzare l’influenza di Pechino tra le nazioni in via di sviluppo ed emergenti, nel mezzo delle relazioni sempre più deteriorate con gli Usa e delle tensioni economiche domestiche, prima tra tutte la crisi del settore immobiliare.
La visione cinese di un ordine mondiale alternativo
Il viaggio di Xi in Sudafrica è anche una risposta al presidente Usa Joe Biden, che venerdì ha ricevuto a Camp David i leader di Giappone e Corea del Sud in un formato storico – una “mini Nato”, ha accusato Pechino – per cementare la cooperazione militare contro le provocazioni nordcoreane e l’assertività della Cina, responsabile di “comportamento pericoloso e aggressivo” nel mar Cinese meridionale. Essere a Johannesburg per il leader cinese rappresenta quindi un’altra opportunità per portare avanti la sua visione di un ordine mondiale alternativo agli assetti occidentali a guida Usa, resa sempre più esplicita dalla polarizzazione alimentata dalle tensioni geopolitiche per la guerra in Ucraina.
Un blocco rivale del G7
La strategia è confermata anche da fonti di Pechino al Financial Times, secondo cui l’intenzione cinese è quella di fare pressione sugli altri Brics per diventare un blocco rivale del G7. Stando alle fonti, se i Brics crescono e raggiungono una quota di Pil mondiale simile a quella del Gruppo dei Sette, allora la loro voce sarà ascoltata di più. L’idea, però, non convince tutti: diversi Paesi infatti ritengono che il blocco dovrebbe essere un club non allineato, per servire gli interessi economici dei Paesi in via di sviluppo.
Ma il Sudafrica frena
Nel frattempo, l’anfitrione del vertice Cyril Ramaphosa ha sottolineato che Pretoria “non si lascerà trascinare in una competizione tra potenze mondiali” nel contesto della guerra in Ucraina, e che il Sudafrica “ha intrapreso una politica di non allineamento”. Il Paese si è finora rifiutato di condannare Mosca per l’invasione russa, affermando di favorire la via del dialogo e attirandosi le critiche della scena internazionale.
Sul tavolo l’allargamento del “club”
Con la partecipazione di Vladimir Putin limitata alla videoconferenza per via del mandato di arresto internazionale che pende su di lui per crimini di guerra in Ucraina (in presenza ci sarà Lavrov), è comunque chiaro che Xi sarà il centro di gravità del vertice che dovrà decidere sull’allargamento del gruppo: secondo Pechino, ci sono oltre 20 candidature, e anche Lula ha insistito su questo tema a lui caro, evidenziando come “la cooperazione tra i Paesi del sud del globo è essenziale per affrontare le disuguaglianze, la crisi climatica e per un mondo più equilibrato ed equo” e mostrandosi favorevole all’ingresso di Arabia Saudita e Argentina, ma anche dell’Iran.
Nubi sul futuro del dollaro?
Intanto c’è chi già soppesa le conseguenze di una possibile adozione di una moneta unica Brics: secondo Robert Kiyosaki, noto imprenditore e scrittore statunitense, con una valuta comune del blocco “il dollaro Usa sarà fritto”.
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