di Daniele Trabucco – Le manifestazioni a sostegno dei diritti Lgbtq+, le discussioni sulla maternità surrogata, vietata in Italia dalla legge ordinaria dello Stato n. 40/2004 ma ammessa all’estero (Canada, Ucraina), le teorie gender etc. sono il frutto del soggettivismo filosofico che da Cartesio (1596/1650) arriva fino ai giorni nostri. Non comprendere i presupposti teoretici che le sostengono, significa cedere alle ideologie delle sinistre globaliste e progressiste.
Nel c.d. centro/destra manca, infatti, una seria cultura filosofica idonea a rispondere punto su punto al “traffico insaziabile” dei diritti. Ci si limita a dichiarazioni di principio banali e vuote per non essere tacciati di discriminazione, di fascismo, di oscurantismo etc.
Perchè si è giunti a tutto questo?
Il primo passo è stato l’autosufficienza del pensiero dal reale: non c’è più, con il cogito cartesiano, l’identità tra pensiero ed essere, poichè quest’ultimo, pur mantenendo una consistenza oggettiva, viene ridotto a “idea” non nel senso platonico del termine, bensì quale rappresentazione della realtà. Sarà, poi, con Kant (1724/1804) e con il criticismo che si afferma l’inconoscibilità del “noumeno”, della reale in sè, e la conoscibilità del solo “fenomeno”, ossia (per dirla con Abbagnano) ció che appare in relazione al soggetto conoscente e alle sue forme a priori e categorie.
Detto diversamente, l’autonomia senza limitazioni che Kant conferisce al soggetto è degenerata nella elevazione della coscienza individuale a sorgente assoluta (senza vincoli e limiti) della propria legge e del proprio comportamento che si elevano a “giudici totalitari” laddove bollano come discriminatoria ogni posizione che vi si oppone. Il soggettivismo con pretese universalistiche, che trae la sua origine nel luteranesimo e nel protestantesimo liberale venendo poi alimentato dalla Rivoluzione francese, non solo conduce ad ordinamenti costituzionali laicistici, ispirati all’indifferentismo (un’ideologia a sua volta imposta), ma pone le premesse per la graduale formazione di “masse astoriche”, pronte a marciare per rivendicare pseudo/diritti, o meglio astrazioni che solo il sistema normativo geometrico/legale è in grado di conferire loro sulla base di una concezione errata di natura ridotta a naturalismo. Tutto, allora, deve essere ricondotto nella sintesi dei contrari, quale momento della dialettica hegeliana, per tendere all’uniformità e all’omologazione.
La Verità non esiste più, si fa nella storia, è relativa, anche se una verità con queste caratteristiche è una non/verità. Il Papa san Pio X, pontefice dal 1903 al 1914, nella nota Lettera Enciclica “Pascendi Dominici gregis” dell’08 settembre 1907 mette in guardia dal pericolo del primato del divenire sull’essere e sui suoi fini con la conseguenza di ridurre la ragione a strumento secondario rispetto all’appetito, all’istinto e all’emotività. O meglio strumento secondario rispetto….ai colori…
Prof. Daniele Trabucco – costituzionalista