Un 17enne è stato ucciso dalla polizia a Nanterre, in Francia, scatenando la protesta e le violenze.
Pamela Tamby (università della Sorbona) spiega come è andata concludendo che la causa è da ricercare nella mancanza di rispetto per l’autorità e nel lassismo della giustizia.
La vicenda del pubblico ministero di Nanterre è agghiacciante. Un minorenne, senza patente, guida ad alta velocità in un centro abitato a bordo di un’auto da corsa dalle 7:50 del mattino. Imbocca la corsia degli autobus, attraversa un semaforo rosso, per poco non investe un pedone, poi un ciclista, viene inseguito da due motociclisti, gli viene ordinato di fermarsi due volte, si rifiuta di obbedire, alla fine è costretto a fermarsi a causa del traffico, viene fermato da motociclisti intorno alle 08:20. Il motociclista gli punta contro la pistola e lo minaccia, dicendogli che sparerà se riparte. E il ragazzo riaccende la macchina.
Il resto, lo sappiamo. Una triste tragedia. Il poliziotto spara. Non avrebbe dovuto sparare.
Ma il ragazzo, avrebbe dovuto ripartire?
E perché lo ha fatto? Perché non c’è più rispetto per l’autorità. Perché è a ruota libera ed è consapevole del lassismo della giustizia. Sa che non rischia nulla se ferisce o uccide un agente di polizia o un altro utente della strada a bordo della sua macchina da corsa. È la verità. Dispiace, fa male. Ma è la realtà!
Le récit du procureur de la République de Nanterre est glaçant. Un gamin mineur, n'ayant pas de permis, roule à vive allure en agglomération à bord d'un bolide depuis 7h50 du matin. Il emprunte la voie de bus, grille un feu rouge, manque de renverser un piéton, puis un cycliste,…
— Pamela Tamby 🇫🇷 (@PamelaTamby) June 29, 2023