Suicidio Epstein, “negligenza delle guardie della prigione”

Jeffrey Epstein

NEW YORK, 27 GIU – Il suicidio di Jeffrey Epstein in carcere è stato il risultato di negligenza e comportamento scorretto da parte delle guardie della prigione federale dove era incarcerato. Lo afferma un rapporto dell’ispettorato del Dipartimento di Giustizia. “L’insieme di negligenza, comportamento scorretto e carenze nelle prestazioni lavorative ha contribuito” a creare le condizioni per cui all’ex finanziere “è stata concessa l’opportunità di togliersi la vita”, si legge nel rapporto.

Epstein è stato trovato morto nella sua cella nel carcere di Manhattan nell’agosto del 2019, circa un mese dopo era stato arrestato. Nel rapporto le autorità hanno identificato varie carenze da parte delle guardie carcerarie su Epstein. Fra queste i problemi alle telecamere di sorveglianza e il non avergli assegnato un nuovo compagno di cella quando il precedente era stato spostato. Ma anche l’aver lasciato nella cella dell’ex finanziere pedofilo un numero eccessivo di lenzuola, usate poi per suicidarsi.

Il rapporto dettagliato respinge indirettamente le teorie della cospirazione che danni circolano sul fatto che Epstein sarebbe stato ucciso e non si sarebbe suicidato. Epstein ha trascorso 36 giorni nel Metropolitan Correctional Center di New York e due settimana prima della sua morte era stato messo sotto osservazione per timore di suicidio per 31 ore dopo un fallito tentativo di togliersi la vita. (ANSA)