Narcotizzò e violentò sei ragazze, pena ridotta a 9 anni in appello

giustizia

E’ stata ridotta in appello a 9 anni di reclusione la condanna di Antonio Di Fazio, il manager imputato per sei episodi di violenza sessuale con utilizzo di benzodiazepine. Il pg di Milano Laura Gay aveva chiesto 12 anni per Di Fazio, che l’anno scorso in primo grado era stato condannato a 15 anni e 6 mesi.

L’imprenditore farmaceutico secondo quanto emerso durante il processo di primo grado, avrebbe sequestrato per “giorni” o addirittura “settimane” alcune vittime da lui narcotizzate e abusate. Non solo. Nel cellulare e nei computer di Di Fazio, ribattezzato “un moderno Barbablù” era stata trovata una galleria con 54 immagini che la gip Chiara Valori aveva definito “sconvolgente” e che immortalava altre giovani donne seminude e probabilmente prive di sensi, fotografate per documentare quello che gli inquirenti avevano definito “il trofeo conquistato”. adnkronos

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MILANO, 05 GIU – È stato condannato in Appello a 9 anni di reclusione l’imprenditore farmaceutico Antonio Di Fazio, imputato per 6 episodi di violenza sessuale con uso di benzodiazepine e arrestato nel maggio del 2021 per avere narcotizzato e violentato una studentessa 21enne attirata nel suo appartamento con la scusa di uno stage.

La sostituta procuratrice generale Laura Gay aveva chiesto per l’ex manager 12 anni di reclusione, con una riduzione della pena rispetto ai 15 anni e mezzo del primo grado in cui era stato giudicato in abbreviato.

In Appello è stata riconosciuta la continuazione tra i reati, non applicata invece dal gup.
È stato invece assolto dal reato di sequestro di persona nei confronti della ragazza di 21 anni che per prima aveva denunciato l’ex manager nella primavera del 2021. È intervenuta invece la prescrizione per i reati di maltrattamenti, stalking e violenza sessuale nei confronti dell’ex moglie, a sua volta vittima dell’imprenditore. La donna, assistita dall’avvocato Maria Teresa Zampogna, si era costituita parte civile nel processo.

“La cosa scandalosa – ha spiegato il legale dopo la lettura del dispositivo -, non per questa corte, ma per come è stata gestita tutta la situazione della mia assistita è che la giustizia è arrivata troppo in ritardo e quindi è stato dichiarato di non doversi procedere anche per tutti i reati di maltrattamenti e stalking che ha subito. Quindi – ha aggiunto – non ci resta che ricorrere alla Cedu e fare causa allo Stato, che non ha protetto né la mia assistita né suo figlio per tutti questi anni in cui ha chiesto aiuto alle autorità. La giustizia è arrivata troppo in ritardo”. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 60 giorni. (ANSA).