Reggio Emilia Pd, cancellata la via intitolata a D’Annunzio

D'Annunzio

Il Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, nel celebrare il 25 aprile, ha deciso di cancellare via d’Annunzio e di intitolare a Srecko Kosovel, ovviamente a tutti noto, la stessa via: all’anonimo poeta sloveno, morto a 22 anni, di cui tutti conosciamo le opere e che è fortemente impresso nella memoria degli emiliani e degli italiani, non si intitola, legittimamente, per carità, una via tutta sua, ma gli si dà quella intitolata al “pari grado” – di fama e di spessore – Gabriele d’Annunzio!

Intitolare una via è sempre un fatto simbolico e non desta alcun problema che il tributo sia in favore di una persona sconosciuta, poichè avere cultura significa anche avere la capacità di leggere tra le pieghe della storia, della letteratura, mantenendo intatta quella curiosità che talvolta può gettare luce laddove è buio.

Ma intitolare vie non è un fatto culturale, è un fatto toponomastico, un fatto simbolico ed i simboli sono quelli su cui il comun sentire si identifica. Oltre che a trovare una via di Reggio Emilia agevolmente, cosa che “via Srecko Kosovel” difficilmente permetterà.

Fare diventare una via anonima, colma di indifferenza, a cosa serve? Sarà utile alla città, gentile Sindaco? Un conto è intitolare, un conto è sostituire un’intitolazione che già c’è, che è “pacifica”, che non genera polemiche e proteste. Magari i residenti erano pure orgogliosi di abitare nella via dedicate al Vate!

E’ cancel culture? No: non è un disegno organico di una cultura “altra”. E’ progressismo? Nemmeno: il mondo non sarà più pacificato, meno razzista, meno militarista e più femminista per una via intitolata a Srecko Konsel. La civiltà la si fa con la condivisione, con il rispetto, con la convivenza, non sostituendo vie intitolare ad epigoni della nostra letteratura. E’ comunismo? Potrebbe, nel senso che il comunismo è anti nazionale ed anti italiano in nome di un internazionalismo comunista oggi chiamato globalizzazione e cosmopolitismo.

D’annunzio non si inquieterà, resterà eterno, pure a Reggio Emilia, dove pure “piove su i nostri vólti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri…”
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