Caso Pamela, Oseghale: “ho subito violenze dagli scafisti”

Innocent Oseghale

“Sono cinque anni e tre mesi e mezzo che sento sciocchezze da Oseghale. Non si deve permettere di paragonare il mio dolore con il suo, il fatto che non può vedere i figli con l’uccisione di Pamela, che è morta per mano sua e dei suoi complici. Non esiste. E’ colpa sua se non ho più mia figlia ed è sempre colpa sua se lui non ha più i suoi, glieli hanno tolti e hanno fatto bene”. Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, commenta così all’Adnkronos la lunga lettera scritta da Innocent Oseghale alla stessa agenzia di stampa.

Il 35enne nigeriano, detenuto nel carcere di Forlì con l’accusa di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi il cadavere di sua figlia, nemmeno 19enne, ha detto di aver subito violenze dagli scafisti nel suo viaggio dalla Libia all’Italia.
“Lui ha subito violenze? – ribatte la mamma di Pamela – E le ha rifatte tutte su mia figlia. Contrariamente a quello che dice, non è affatto pentito, ciò che ha fatto a Pamela lo ha già fatto in Nigeria. Da mamma leggere queste parole fa salire la rabbia. Se davvero non è stato lui, perché non fa i nomi dei reali responsabili? Perché è certo che in casa (nell’appartamento in via Spalato, a Macerata, ndr) quel giorno ci fossero altri. Se è pentito, faccia i nomi di chi era con lui. Ha detto di non conoscere gli effetti della droga che Pamela si era somministrata e che l’aveva fatta sentire male. Ma come? Gliel’ha venduta lui, con i suoi connazionali. Lo sa benissimo”.

“Non solo – conclude – ha detto che si sta avvicinando alla fede. Non sarà perché partecipò, tra l’altro poco prima dell’omicidio, alla festa dell’immigrato e la Chiesa gli pagò tre mesi di affitto? Oseghale ha rifiutato i lavori per spacciare, per delinquere”. (di Silvia Mancinelli – ADNKRONOS)