Roma, 29 apr. (Adnkronos) – “Elly Schlein è la mia segretaria e io tifo per il suo successo, ma credo che il nostro rapporto debba essere franco”. Così Luigi Zanda, ex capogruppo Pd al Senato, a La Stampa. Schlein ha fatto un errore con quell’uscita su Vogue il 25 aprile?
“Un partito di governo deve pensare più alla politica che all’immagine. A me personalmente interviste come quella a Vogue non piacciono. La domanda politica è questa: è un atto isolato di vanità, o è il segno dello stile comunicativo della segretaria, quello di prestare più attenzione ai lettori di Vogue che agli interessi degli elettori Pd? Nel primo caso è un errore veniale, nel secondo un errore grave”.
Renzi dice che se qualcuno lascia il Pd non sarà per il look della leader, ma per le sue idee. Concorda?
“Ho sempre sognato il partito democratico e non mi è mai passato per la testa di andarmene. Non condivido l’uscita di Borghi e Chinnici, ma la segretaria deve chiedersi se si tratta del disagio personale di due dirigenti, o se è la punta di un iceberg. Penso ci sia una difficoltà di una parte del partito a capire il linguaggio di Schlein. Credo che su temi importanti come la gestazione per altri o il termovalorizzatore, sarebbe positivo se la leader dedicasse alla discussione qualche riunione della Direzione. Dire ‘sono favorevole alla gpa, ma ne discuteremo’ non è un buon metodo, il segretario del partito deve fare sintesi tra diverse posizioni”.
Viene addebitato alla nuova leader di decidere in solitaria. Un rischio?
“Se fosse così, il rischio sarebbe altissimo. Il Pd o è un grande partito popolare o non esiste, viene da grandi culture e non può ridursi a un partito di sola testimonianza. È nato per governare l’Italia e questo nuovo Pd di Elly Schlein ancora non esprime una cultura di sinistra di governo”.