– Spari ed esplosioni nel centro di Khartoum, vicino al quartier generale militare, preoccupano le diplomazie internazionali dopo giorni di tensioni fra le milizie dell’Rsf (Forze di rapido supporto) e le forze regolari. Ragione del contendere, le modalità della transizione a un governo civile dopo il golpe militare dell’ottobre del 2021. Le Rsf hanno denunciato che uno dei loro campi a sud della capitale è stato attaccato e i militari il tentativo di assalto delle milizie al quartier generale. La transizione al governo civile avrebbe contemplato l’integrazione delle milizie di Rsf nelle forze regolari, un passo che le milizie chiedono di rimandare di dieci anni. I militari hanno acconsentito a un periodo di soli due anni. Le tensioni in Sudan mettono d’accordo tutte le diplomazie internazionali con Onu, Usa e Russia accomunate da un’unica richiesta: “Si depongano le armi”.
I combattimenti
Secondo fonti mediche citate da Al-Jazeera, almeno tre civili sono stati uccisi negli scontri di oggi. Secondo l’emittente, inoltre, gli scontri tra i paramilitari e le forze regolari si sarebbero estesi anche ad altre zone del Sudan, non rimanendo limitati alla sola capitale. Secondo quanto riferito ancora da Al-Jazeera, si combatte anche a Marawi e nel sud-ovest del Sudan, mentre nel Nord Darfur ci sono scontri per il controllo dell’aeroporto.
Timori per l’ambasciata Usa
A causa degli scontri, l’ambasciatore americano a Khartoum John Godfrey è stato costretto a ripararsi all’interno dell’ambasciata insieme allo staff della sede diplomatica. Lo rende noto Sky News. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha affermato che la situazione in Sudan è “fragile”, ma ha sottolineato che esiste ancora la possibilità di completare la transizione verso un governo a guida civile. Parlando da Hanoi, Blinken ha anche sostenuto che alcuni attori “potrebbero spingere contro questo progresso”.