(https://www.ilgiornale.it) – Una situazione di degrado che perdurerebbe da anni, a seguito della scelta di accogliere decine e decine di migranti negli spazi della chiesa. E che oltre alle problematiche di natura igienico-sanitaria, ha dato origine ad episodi di furti ed aggressioni che i residenti attribuiscono agli stranieri ospiti della parrocchia. E per questo motivo il comitato dei residenti di Vicofaro ha scritto nei giorni scorsi al Vaticano, chiedendo una soluzione e (qualora fosse necessario) anche il trasferimento di don Massimo Biancalani.
Una lettera indirizzata al cardinale Konrad Krajewski, portata anche all’attenzione dei cardinali Matteo Zuppi, Pietro Parolin, Tarcisio Bertone, Georg Gänswein e Gerhard Ludwig Muller, nella quale il comitato ha evidenziato le numerose criticità riscontrate. “Un centro di accoglienza dove vivono centinaia di migranti, in ambienti sporchi e malsani, privo di acqua potabile – hanno spiegato Riccardo Saracini, Riccardo Rafanelli e Carmi Petrucciani, a nome di tutto il Comitato residenti di Vicofaro – la realtà di Vicofaro è stata evidenziata da controlli di Asl e vigili del fuoco, dai quali si evince un pericolo gravissimo per la salute dei residenti e delle persone ospitate. Se ne può prendere atto dall’ordinanza di sgombero emanata dal Comune di Pistoia lo scorso 20 ottobre”.
Il primo cittadino di centrodestra, confrontatosi con i cittadini del posto, aveva infatti firmato un’ordinanza per procedere a sgomberare la struttura. Il documento non avrebbe però ancora trovato attuazione. “Siamo in contatto con l’amministrazione comunale, ci è stato detto che il sindaco sta valutando la possibilità di firmare una nuova ordinanza – hanno proseguito – al tempo stesso stiamo interloquendo con il vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, che ringraziamo per la disponibilità”. Lo stesso don Massimo, pur ribadendo come a suo avviso “Vicofaro continui fra mille difficoltà e ostilità a soccorrere per essere sempre di più un presidio di umanità”, aveva auspicato in passato il supporto delle istituzioni per un’accoglienza più efficiente, volta a correggere ed integrare i limiti che lui stesso aveva riconosciuto nell’esperienza vicofarese. A farne le spese, stando al comitato, sono però stati i parrocchiani, che di fatto si ritrovano senza chiesa.
“A Vicofaro la liturgia della chiesa non esiste più. Persone vanno e vengono: in quella che era la nostra chiesa si mangia, si beve e si dorme – si legge nella lettera indirizzata al Vaticano – non siamo razzisti, ma non accettiamo che la nostra chiesa possa essere ridotta ad un bivacco per 150 persone. Siamo così arrivati ad una situazione fuori controllo, con interventi a sirene spiegate di polizia e ambulanze per sedare risse”. Gli abitanti di Vicofaro chiedono in ultima analisi una via d’uscita. Anche il trasferimento di don Biancalani, in ultima istanza. “Chiediamo un intervento per riavere la nostra chiesa ed un altro parroco, all’occorrenza – la chiosa – affinchè la liturgia sia ripristinata in tutte le sue funzioni. Con il decoro e il rispetto che un ruolo sacro deve avere”. Una prima risposta sarebbe arrivata nelle scorse ore: Krajewski avrebbe fatto sapere al comitato di essere disponibile a parlare della “questione Vicofaro” con il vescovo Tardelli, il quale a sua volta dovrebbe nuovamente confrontarsi con don Biancalani. Basterà per trovare una soluzione?