Rapina ad anziano il telefonino, poi il ricatto sessuale per riaverlo e la violenza. Sotto accusa tunisino di 23 anni residente a Cremona.
(www.laprovinciacr.it) – Cremona – Sabato 9 ottobre di un anno fa. Due di notte. Il buio avvolge il piazzale della stazione. Non c’è anima viva, tranne due persone: un tunisino di 23 anni, casa a Cremona, e un uomo di 68 anni, residente a Crema. Le telecamere raccontano di un trambusto per un telefonino. Il resto è spiegato nei capi di imputazione contestati al giovane straniero: la rapina del cellulare con ricatto sessuale al 68enne per riaverlo, la violenza sessuale subita dal cremasco. Oggi il tunisino ha ottenuto da gup, Pierpaolo Beluzzi, di farsi processare con il rito abbreviato. L’udienza è stata fissata per il 29 maggio prossimo.
Secondo l’accusa, quel sabato notte, nei pressi del piazzale della stazione ferroviaria il 23enne afferrò l’anziano per le spalle e lo lo buttò a terra. Gli si mise sopra a cavalcioni, lo immobilizzò e gli strappò lo smartphone del valore di circa 150 euro. Rapina con tre aggravanti: aver commesso il fatto nei confronti di persona di età superiore ai 65 anni, aver approfittato di circostanze di tempo (orario notturno) – e luogo (piazzale ferroviario della stazione deserto ) tali da ostacolare la privata difesa e di averlo rapinato per commettere la violenza sessuale, descritta nel secondo capo di imputazione. “Se rivuoi il telefonino…”. Nel piazzale, l’anziano sarebbe stato costretto a subire passivamente un rapporto sessuale.
E poi c’è il terzo capo di imputazione: danneggiamento. Quella notte intervennero i carabinieri. Il tunisino finì nella camera di sicurezza del comando provinciale dell’Arma, la “camera dei fermati”. Prese a calci e a testate la porta, danneggiandola.
Nei suoi confronti, su richiesta della Procura, il gip aveva disposto il giudizio immediato, perché “la prova era certa”. Ma il difensore Alessio Romanelli ha poi avanzato l’istanza di rito abbreviato e il caso ieri è finito davanti al giudice dell’udienza preliminare. Il tunisino non c’era. C’era l’avvocato Raffaella Buondonno, che ha sostituito il collega. Sì al rito alternativo.