(https://www.lapressa.it) – Le cifre esatte saranno note solo a fine marzo, ma allo stato attuale il ‘buco’ nei conti della sanità dell’Emilia-Romagna per il 2023 viaggia attorno ai 400 milioni di euro. Una cifra ‘non irrilevante’ che rappresenta l’eredità di quel fardello che la Regione si porta dietro dagli ultimi esercizi, noto effetto di spese Covid, rincari energetici e inflazione. Ma ora, nell’impossibilità di ripianare il rosso con cifre simili a quelle messe in campo negli anni scorsi, la Regione ha invitato le aziende sanitarie a contenere la spesa per evitare un clamoroso commissariamento.
‘Non possiamo far finta di nulla, dovremo fare attenzione a non sbilanciarci dal punto di vista finanziario’, spiega oggi l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini, a margine della seduta di Assemblea legislativa. Una linea della ‘prudenza’ nei confronti delle aziende che però non è ancora un vero piano di rientro.
‘Il piano di rientro, se mai dovessimo caderci – precisa Donini – arriverà soltanto a fronte di una non chiusura in pareggio del bilancio. Nel 2022 abbiamo chiuso il bilancio in pareggio grazie al fatto che molte risorse finanziarie sono state impiegate per questo da parte nostra, per il terzo anno consecutivo. Per il quarto anno, dopo aver impiegato oltre un miliardo di risorse nostre per pareggiare i bilanci precedenti, abbiamo dato indicazione alle aziende di un contenimento della spesa. Perché – avverte l’assessore – non possiamo permetterci che il disavanzo potenziale sul 2023 possa trasformarsi in un disavanzo tale da portare a provvedimenti molto drastici da parte del Governo’, appunto un eventuale commissariamento.
Donini, che guida anche gli altri assessori alla Sanità nelle trattative con il Governo, precisa che tutte le Regioni vivono oggi la stessa situazione ‘e abbiamo rappresentato tutti insieme al Governo tante proposte che risolverebbero questa criticità finanziaria, sulla base del principio che nessuna Regione debba andare in piano di rientro a causa del mancato riconoscimento delle spese Covid sostenute e delle spese energetiche’. Ad essere penalizzata dalla crisi dei conti è anche la battaglia per ridurre le liste di attesa per visite, esami ed interventi. ‘Dopo una fase di recupero straordinario nell’ultimo semestre- ricorda Donini- oggi accusiamo qualche difficoltà in più in alcuni ambiti. Per questo stiamo studiando tutte le possibili innovazioni, ottimizzazioni, sinergie e riorganizzazioni per fare fronte a questa grande sfida’.
In questa situazione ci vuole, dice Donini, una ‘prova di responsabilità per tutto il sistema, anche il privato accreditato’. Per quanto riguarda il caso della terapia intensiva al Sant’Orsola di Bologna, invece, ‘spero e credo che nell’autunno possa riaprire come ha detto la direttrice Gibertoni. Spero anche in una implementazione di risorse a livello nazionale. Certamente non possiamo considerare l’impatto sulle terapie intensive come quello del 2020 e 2021’.