Sono notizie contrastanti quelle che giungono dal Donbass, la regione a Est dell’Ucraina sotto occupazione russa, dove si sta combattendo una prova di forza per il controllo della città di Bakhmut. Secondo l’Institute for the Study of War americano, è probabile che le forze ucraine stiano attuando “un limitato ritiro tattico” da Bakhmut, anche “se è troppo presto per valutare le effettive intenzioni dell’Ucraina di ritirarsi completamente dalla città”.
Gli esperti del think tank americano, sostengono infatti che “le forze ucraine potrebbero ritirarsi dalle loro posizioni sulla sponda orientale del fiume Bakhmutka”, e questo alla luce dei filmati di geolocalizzazione relativi alla distruzione, il 3 marzo, del ponte ferroviario sul fiume. I russi infatti avrebbero catturato parti orientali, settentrionali e meridionali di Bakhmut il 5 marzo, mentre si registra un’avanzata nella parte nord-orientale da parte dei mercenari del gruppo Wagner che il 5 marzo sono avanzati nell’area della stazione ferroviaria di Stupki.
Le truppe ucraine a un passo dal ritiro?
Le agenzie internazionali aggiungono dettagli sulla situazione in Doniezk, prefigurando un ritiro imminente delle truppe ucraina da quel teatro di guerra, dove combattono i mercenari del gruppo Wagner. La Bild riferisce, citando “interne alla leadership politica di Kiev, che il presidente Volodymyr Zelensky è entrato in conflitto con il comandante delle Forze armate, Valerii Zaluzhnyi, su come gestire la situazione a Bakhmut, a questo punto il punto più caldo del fronte con i russi. Ma subito dopo la diffusione della notizia, il governo ha diramato una nota nella quale si manifesta l’intenzione di continuare la difesa armata della città, dopo un colloquio con i comandanti militari.
Ma secondo quanto scrive Kyiv Independent, i soldati ucraini sul fronte di Bakhmut vacillano perché non si sentono protetti dall’incessante ondata di bombardamenti e attacchi che provengono dalla linea russa. Il quotidiano ha intervistato una decina di soldati che parlano di uno scenario da brividi, definito “un tritacarne”. I fanti ucraini hanno raccontato che i battaglioni, scarsamente addestrati e impreparati, sono stati gettati in prima linea “per sopravvivere al meglio”, con scarso supporto di veicoli corazzati, mortai, artiglieria, droni e informazioni tattiche.
“Non abbiamo ricevuto alcun sostegno”, dice un soldato di nome Serhiy, che ha combattuto in prima linea a Bakhmut, stando a quanto riferisce l’Agi, raggiunto a Kostiantynivka mentre con un suo amico è seduto in un caffè. I due hanno raccontato che l’artiglieria, i veicoli da combattimento di fanteria e i mezzi corazzati russi possono spesso attaccare le posizioni ucraine per ore o giorni senza che le armi pesanti ucraine riescano a fermarli.
Kiev non arretra, gli Usa minimizzano
Ma nonostante questo, Kiev non sembra voler arretrare. Zelensky, pur conoscendo la difficile situazione nella quale versano i suoi soldati, ritiene che si debba andare avanti perché una “roccaforte strategica”, un nodo di comunicazione il cui controllo potrebbe consentire ai russi di creare un corridoio sicuro nell’Ucraina orientale per spostare soldati e armi.
Ma anche gli Usa minimizzano l’impatto di quella battaglia. Il segretario americano alla Difesa, Lloyd Austin, interpellato sulla questione ha detto che Bakhmut ha un’importanza più simbolica che operativa e una sua eventuale caduta non darebbe necessariamente uno slancio allo sforzo bellico di Mosca in Ucraina. Austin non ha fatto previsioni su quando – né se – la cittadina verrà conquistata dalle forze russe, ma ha aggiunto: “La caduta di Bakhmut non significherà necessariamente che i russi avranno cambiato le sorti di questa battaglia”.
Il capo dei Wagner: “Mosca traditrice”
Anche sull’altro fronte non mancano segnali di cedimento. Il capo del gruppo paramilitare russo Wagner, Yevgeny Prigozhin – del quale sembrerebbero far parte anche i detenuti rilasciati da Mosca in cambio dell’arruolamento – si è lamentato di nuovo della mancanza di munizioni al fronte, dove i suoi mercenari sono impegnati soprattutto a Bakhmut, e torna a parlare di “tradimento” da parte di Mosca per i ritardi nelle consegne. “Gli ordini sono stati dati per la consegna il 23 febbraio. Ma finora la maggior parte delle munizioni non è stata inviata”, sostiene Prigozhin in un messaggio pubblicato sui social network ieri sera. E cita due possibili ragioni per il ritardo: “Ordinaria burocrazia o tradimento”. Non è la prima volta che Prigozhin accusa Mosca per non aver fornito tempestivamente materiale bellico. E solo sabato lanciava il suo monito: “Se Wagner si ritira ora da Bakhmut, l’intero fronte crollerà”.
https://notizie.tiscali.it/esteri