(https://www.ilgiornale.it) – Gli assenti si notano di più dei presenti. A Firenze si celebra il corteo dei «vincitori»: Elly Schlein, neosegretario del Pd, guida il nuovo corso della sinistra grillina, radicale, anarchica e antagonista. Al suo fianco Giuseppe Conte e Maurizio Landini. È il trio che si candida ad assumere le redini dell’opposizione al governo Meloni. In Parlamento e nelle piazze. Tra i democratici c’è chi però ha scelto di non prendere parte alla manifestazione antifascista. Guai però a chiedere un commento o un’intervista. Non se ne parla. Tutti in religioso silenzio stampa.
Big e peones non vogliono commentare la carnevalata antifascista di Firenze. Si temono le purghe di Elly? Sembrerebbe proprio di sì. Nessuno vuole aprire un conflitto con la segretaria. Intanto, lontano da Firenze, va in scena l’altro corteo. Virtuale. Che fa più rumore delle trombe degli studenti fiorentini. È la sfilata degli esclusi. Dei «vinti» del congresso. E di chi non nasconde l’imbarazzo per la sceneggiata fiorentina. «Pericolo fascista? Facciamo ridere», commentano a microfoni spenti.
Alla testa del secondo corteo (quello virtuale) ci sono gli ex ministri dem, in forte imbarazzo per la scelta del nuovo leader del Pd di prestare il fianco alla propaganda grillina e della sinistra radicale. Interpellati dal Giornale giurano di voler essere a Firenze. Ma «purtroppo» impegni familiari, personali e professionali ne impediscono la presenza. Peccato. In pratica, si danno alla macchia. L’ex ministro Pd della Difesa Roberta Pinotti al Giornale spiega di essere in partenza per gli Stati Uniti d’America. E dunque impossibilitata a prendere parte alla sfilata antifascista. In ogni caso la senatrice Pinotti ci tiene a precisare: «Faccio i migliori auguri alla nuova segretaria e al Pd, sempre disponibile a dare una mano, ma io ora sto facendo altre cose».
Assente pure Lorenzo Guerini, ieri a Lodi a ritirare un premio. E però, in qualità di presidente del Copasir, deve tenere «un profilo istituzionale». Un altro ministro del Pd, Paola De Micheli, aveva già bloccato la data del 4 marzo per precedenti impegni familiari. Il primato per la miglior «pezza» spetta a Piero De Luca, sostenitore di Bonaccini e vice capogruppo alla Camera: era impegnato in una riunione politica. Una maratona iniziata all’alba e terminata a notte fonda. Pare che fossero alle prese con un dossier delicato: l’indipendenza del «principato di Salerno».
Il papà, il vulcanico presidente della Regione Campania, pure lui diserta il corteo antifascista. Motivo? Impegni istituzionali. «Cose concrete» fa filtrare lo sceriffo. Starà smaltendo le ecoballe che doveva smaltire nel 2015. E anche De Luca, che di solito si auto-attribuisce coraggio da leone, stavolta fa la parte del militante buono e obbediente. Non vuole urtare Elly. La posta in gioco è altissima: terzo mandato e ricandidatura del figlio. Meglio battere in ritirata. Rintanare, calcisticamente. Da oggi lo «sceriffo» si dedicherà solo alle dirette del venerdì, ormai seguite da un numero di utenti da circoletto degli anziani. La lista degli assenti è lunga. Si può continuare all’infinito.
Tutte assenze motivate. Anna Ascani, vicepresidente della Camera, è fuori. Non c’è. Niente corteo. Niente intervista. L’ex ministro Valeria Fedeli voleva esserci al corteo. Purtroppo un furto in famiglia le ha impedito di essere tra gli studenti. Assente giustificata.