Nella pellicola ‘Limitless’ (2011) i protagonisti si sfidavano per il possesso di un farmaco che potesse ampliare le capacità intellettive umane. Una frontiera, quella dei farmaci usati per manipolare la memoria, che spesso genera timori nella comunità scientifica. Ma secondo Adam Kolber, docente di legge alla Law School di Brooklyn (New York), autore di un commento pubblicato su ‘Nature’, questi pregiudizi sono esagerati. “Milioni di persone che soffrono di disordine da stress post-traumatico (Ptsd), dopo un’esperienza straziante o un incidente – sostiene l’esperto – potrebbero beneficiare di psicofarmaci che possono liberare il cervello dai brutti ricordi“.
La specialista sottolinea la necessità di un atteggiamento più aperto verso lo sviluppo e l’uso di farmaci che possono alterare i ricordi, superando le riserve di molti eticisti che si sono opposti all’esplorazione di questa frontiera per la paura di alti rischi connessi alla manipolazione della memoria. Il fronte dei contrari, in sintesi, teme che in questo modo si possa alterare la personalità delle persone.
“Questi argomenti non sono convincenti – avverte invece Kolber – I farmaci possono accelerare il processo di guarigione in modo più efficace rispetto al counselling”. Guardando ai più recenti studi di laboratorio, gli esempi non mancano: un farmaco chiamato ‘Zip’ ha dimostrato di bloccare la dipendenza da cocaina nei topi, cancellando il ricordo del luogo dove potevano trovarla. E “altri farmaci già testati sull’uomo – aggiunge il docente Usa – possono alleviare la sofferenza legata a ricordi di eventi traumatici”.
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