Un anno di guerra in Ucraina ha avuto un impatto sull’economia. In Italia, in Europa e in Russia. Fino a che punto? E con quali conseguenze per il futuro? Carlo Cottarelli oggi è un senatore del Pd, ma ha passato una vita al Fondo Monetario Internazionale ed è un economista da sempre attento alle analisi congiunturali. In un’intervista all’Adnkronos, parla dell’andamento del Pil e di quello dell’Inflazione, ma anche di una profonda redistribuzione della ricchezza.
“Abbiamo iniziato l’anno con la paura che l’aumento del prezzo del gas avesse avuto un effetto catastrofico sulla nostra economia. C’è chi pensava che in autunno ci sarebbe stata la tempesta perfetta per l’Italia e per il Mondo. Non c’è stata”, è la premessa della sua analisi. Perché? “Perché le Banche centrali hanno reagito con un aumento dei tassi di interesse all’aumento dell’inflazione ma non sono stati aumenti enormi. Ci eravamo abituati a tassi a zero ma quelli attuali sono ancora tassi bassi. Le politiche fiscali sono state meno espansive dell’anno precedente ma non c’è stata una stretta paurosa”. Alla fine, ragiona Cottarelli, “tanto rumore per nulla”.
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Certo, puntualizza subito dopo, “ci sono stati alcuni settori che hanno subito di più, quelli che esportavano in Russia, e ha subito di più chi aveva redditi fissi. C’è stata una forte redistribuzione del reddito nel 2022, una delle più forti degli ultimi decenni”. Redistribuzione del reddito vuol dire che qualcuno si è arricchito e qualcun altro si è impoverito. E’ andata meglio allo Stato, che “ha guadagnato perché i titoli di Stato in circolazione sono stati erosi dall’inflazione”, e peggio ai risparmiatori “che hanno investito direttamente e indirettamente nei titolo di Stato e hanno perso”.
Si dibatte da mesi, poi, sulla reale efficacia delle sanzioni alla Russia e, soprattutto, sulle reali condizioni dell’economia russa, vista la difficoltà a valutare dati certi e alla necessità di depurare gli effetti della propaganda di Mosca. “Le stime iniziali fatte da Banca Mondiale e Fmi sull’economia russa, con una caduta del pil dell’8%, erano esagerate”, ammette Cottarelli, aggiungendo: “Alle volte gli economisti fanno previsioni mettendoci quello che desiderano accada”. L’impatto, spiega, “c’è stato, con una crescita negativa per Mosca, e si farà sentire nel tempo”. Ma va detto con altrettanta chiarezza che “non sono le sanzioni che possono obbligare Putin a finire la guerra. Sono uno strumento di negoziazione, che a un certo punto arriverà, che non è irrilevante”. (di Fabio Insenga – ADNKRONOS)