Il caso Soumahoro non smette di far discutere ed emergono nuovi retroscena inediti, che potrebbero allargare la vicenda alla criminalità organizzata. All’interno del garage di un centro per migranti gestito dalla coop della moglie e della suocera del deputato Aboubakar Soumahoro – si legge su Repubblica – erano custoditi mobili dei Casamonica. L’inquietante sospetto venne riferito quasi quattro anni fa dall’allora senatrice Elena Fattori, passata dal Movimento 5 Stelle a Sinistra Italiana, all’allora sottosegretario agli interni Luigi Gaetti. E a distanza di così tanto tempo sembra sia rimasto tale. A quanto pare infatti la relazione della parlamentare, che l’11 marzo 2019 visitò il Cas “Rehema”, non sarebbe mai finita sul tavolo di un investigatore e men che meno su quello di un magistrato. Chi riferì quel particolare alla Fattori mentì? Qualcuno millantò che il mobilio appartenesse al clan rom? Interrogativi al momento senza risposta.
Intanto dal Tribunale, dove – si legge sul Corriere della Sera – hanno appena sostenuto l’interrogatorio di garanzia, arriva subito l’eco di un imminente guerra in famiglia. Entrano ed escono tutti in silenzio. Prima Marie Therese Mukamitsindo e il figlio Michel Rukundo. Poi l’altra figlia Liliane Murekatete, moglie di Aboubakar Soumahoro.
“Da parte mia c’è massima serenità d’animo”, dice il deputato che non è coinvolto nell’inchiesta giudiziaria, affrontando le voci di una possibile espulsione. Smentita però dallo stesso leader dei Verdi-Sinistra Italiana Angelo Bonelli: “Nessuna espulsione. Si è già autosospeso. Non è cambiato nulla”. A rompere il blocco unico a cui il gip Giuseppe Molfese aveva attribuito “l’illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare” è proprio Liliane, che deposita documenti per prendere le distanze dalla gestione di Marie Therese. Liliane: “Io non ero consapevole”. affaritaliani.it