Avrebbe abusato della cognata, approfittando di un momento nel quale erano da soli in casa per costringerla ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà, minacciandola. E nei giorni scorsi, è stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione per violenza sessuale, oltre che al pagamento di un risarcimento di 30mila euro a favore della vittima. Protagonista della brutta vicenda che arriva da Perugia è un uomo di 52 anni originario del Marocco, che viveva da tempo nel capoluogo dell’Umbria insieme alla propria famiglia. Stando a quanto riportato dai media locali, l’episodio in questione risalirebbe ad oltre tre anni fa: ad una mattina del febbraio del 2019, per la precisione. Quel giorno, la moglie non era con lui e il nipote era appena uscito per andare a scuola.
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E il magrebino avrebbe quindi pensato di approfittare di queste circostanze per agire: sarebbe per prima cosa entrato in camera della donna, consapevole del fatto che quest’ultima si trovasse ancora a letto. Le avrebbe dunque proposto di fare sesso, ma lei avrebbe rifiutato pensando inizialmente ad uno scherzo. Invece, lo straniero aveva intenzioni serie, a quanto pare: in preda all’ira a seguito del rifiuto, per prima cosa avrebbe iniziato ad insultarla e a minacciarla. Poi, vedendola sempre irremovibile, sarebbe passato rapidamente dalle parole ai fatti, rifilandole un ceffone e afferrandole i capelli per portarla in un’altra stanza. E lì, l’avrebbe violentata senza pietà. Sono state proprio le urla della malcapitata, udite da tutto il vicinato, a propiziare l’intervento delle forze dell’ordine: ad avvertirle fu nello specifico una vicina di casa, che si sarebbe insospettita ed avrebbe quindi chiamato la polizia chiedendo l’intervento di una pattuglia.
Il cinquantaduenne sarebbe quindi stato identificato ed indagato sin da subito, ma ha contestato sino all’ultimo la dinamica dei fatti. Secondo quanto riportato nel capo di imputazione, l’avrebbe “schiaffeggiata e trascinata per i capelli in camera sua urlandole che nessuno avrebbe potuto salvarla e che avrebbe fatto di lei quello che voleva anche a costo di mandarla in ospedale”. Lo straniero non negava il diverbio con la sorella della moglie, ma sosteneva piuttosto che la lite fosse scoppiata dopo il rapporto per un altro motivo e che la donna fosse consenziente. Una versione che non ha evidentemente convinto il tribunale di Perugia. E così, dopo esser stato rinviato a giudizio, il marocchino è stato giudicato colpevole. (https://www.ilgiornale.it)