Dopo lo scambio di lettere tra Berlino e Roma, è stato Tajani a ribadire la posizione del nuovo governo, incontrando la collega tedesca Annalena Baerbock: “Con un Paese amico e grande interlocutore come la Germania – ha spiegato – dobbiamo collaborare tantissimo. Poi, poi quando c’è da dare qualche messaggio, soprattutto sul tema dell’immigrazione, lo facciamo con determinazione, ma per garantire il rispetto delle regole. Abbiamo chiesto che le navi delle Ong rispettino le regole europee quando salvano qualcuno in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini”.
Il Viminale (per ora) non ha assegnato un porto sicuro
Più esplicito il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha preso di mira il Paese di bandiera delle altre due navi. “Dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice, in Norvegia…”, ha scritto in un tweet. L’altro ministro coinvolto, Piantedosi, che ha il compito di assegnare il place of safety, si guarda dal farlo. E ha fatto sapere che è emersa l’esigenza di un “cambio di strategia” che accomuna Italia, Spagna, Malta, Grecia e Cipro: rafforzando i canali di ingresso regolari si contrasta “il traffico dei migranti riducendo sia i naufragi sia i profitti criminali”.
Per Bruxelles la soluzione resta la redistribuzione
Da parte sua, Bruxelles monitora la vicenda “a stretto contatto” e indica una possibile soluzione, quella di attivare il meccanismo di solidarietà volontario – firmato a giugno, 21 i Paesi aderenti – che può essere utilizzato anche per ridistribuire i migranti al momento bloccati sulle navi al largo dell’Italia. Proprio quest’ultima è stata la prima ad usufruire del meccanismo: 38 candidati sono stati trasferiti in Francia e 74 in Germania nei mesi scorsi. Numeri bassi rispetto agli 87mila sbarchi registrati quest’anno. tgcom24.mediaset.it