Lo stipendio da senatore o quello da direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova? Andrea Crisanti, microbiologo 68enne arrivato a Palazzo Madama nelle fila del Pd con la circoscrizione estero, ha fatto la sua scelta, dettata da una convenienza legata ai contributi previdenziali.
“Mi tengo lo stipendio da medico, è più alto”, la motivazione che spiega la rinuncia di Crisanti al compenso da senatore. Ma l’ospedale precisa: “Se non lavora non lo paghiamo”.
Meglio lo stipendio da medico che da senatore
Andrea Crisanti, il medico in prima linea nella lotta al Covid e ora prestato alla politica, ha fatto la sua scelta. “Ho deciso di mantenere la retribuzione che percepisco dall’Università di Padova, in qualità di direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia, – riporta Il Gazzettino. – Non potendo ovviamente cumulare due buste paga sono stato chiamato a scegliere tra quella da senatore e quella da specialista. Ho optato per quest’ultima, per motivi contributivi. Mi conviene, è un compenso più alto… Non cambia molto come importo (un senatore percepisce mediamente tra gli 11 e i 14mila euro, con le indennità, ndr), ma per la pensione conveniva, me l’hanno consigliato in Senato, è legittimo, lo fanno già i magistrati”.
Buste paga a confronto
“Ricopro una posizione apicale sia all’Università che in azienda ospedaliera, – dichiara Crisanti, come riporta Il Giornale. – La mia classe di stipendio è elevata, perché fui chiamato come professore di ‘chiara fama’, poi ho l’indennità di direzione di dipartimento, di unità complessa e di Malattie infettive. La somma è interessante ma non è che sono stato lì a contare le centinaia di euro”.
La reazione dell’ospedale
Nella nota dell’Azienda ospedaliera di Padova riportata da La Repubblica si specifica: “Non erogheremo compensi in assenza del lavoro del professor Crisanti. Il trattamento economico del docente in aspettativa è infatti dovuto dall’amministrazione di appartenenza, l’Università degli Studi di Padova, la quale Università riceve dall’Azienda ospedaliera (sulla base di una convenzione valida per tutti professionisti universitari impegnati nelle attività sanitarie nei reparti) una quota economica sulla base dei servizi effettivamente garantiti a favore dell’Azienda e di conseguenza dei pazienti“.
“E’ chiaro – si legge in aggiunta – che gli importanti impegni del professore in Senato non possono prescindere da un’aspettativa dal lavoro precedente: venendo meno l’impegno medico e professionale a favore dell’Azienda ospedale Università di Padova, si preclude di conseguenza ogni impegno economico da parte della stessa Azienda. Risorse che non solo la legge, ma anche l’opportunità e l’etica, vogliono impiegate nel retribuire coloro che garantiscono una effettiva attività per erogare servizi ai pazienti dell’ospedale padovano”.
Ma Crisanti replica: “Posso continuare a fare didattica e ricerca e mi devono pure pagare. Pensavamo di liberarsi di me, si sbagliavano. La mia è una aspettativa parlamentare e ha altre caratteristiche rispetto all’aspettativa comune. Sono ancora a tutti gli effetti un professore dell’Università di Padova e un dirigente dell’Azienda ospedaliera, piaccia o non piaccia”.
“E comunque – conclude su La Repubblica – vorrei ricordare che fare il parlamentare è un servizio per il Paese, ed è pure impegnativo. Quanto alle malelingue, pazienza: ho le spalle grosse”. tgcom24.mediaset.it