Draghi ultimo atto: piano Lgbt+, incentivi per chi assume transgender

Draghi piano Lgbt+

È uno degli ultimi atti del governo Draghi: la strategia nazionale Lgbt+. Il premier uscente ci teneva. La ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti, è riuscita a inserire il piano agli sgoccioli del mandato, nel Consiglio dei ministri dell’altro ieri. Irritando Fratelli d’Italia, che con Isabella Rauti giudica la mossa “grave” e con Eugenia Roccella già avverte: “Ricominceremo da capo”.

Il pacchetto varato dal Cdm è corposo. Non è solo la somma di considerazioni lasche, in scia alle indicazioni arrivate dall’Unione europea. Si entra nei dettagli. C’è un elenco di azioni da intraprendere nel prossimo triennio. Un atto “vincolante”, mette in chiaro Bonetti, anche per il nuovo esecutivo. Qualche esempio: la strategia prevede congedi parentali per i genitori same sex, incentivi alle aziende che assumono persone transgender, l’inserimento nei contratti collettivi di lavoro di norme anti-discriminatorie per gli omosessuali, il “doppio libretto” universitario per transgender, corsi di formazione per poliziotti e agenti di pubblica sicurezza, misure di contrasto agli “effetti negativi dei “trattamenti di conversione” (le cosiddette teorie riparative)” per i minori Lgbt+.

Il rapporto dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali

Il piano, che in teoria è valido fino al 2025, parte da alcune considerazioni, illustrate nel rapporto dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali (Fra). I numeri sull’Italia mostrano che c’è ancora molta strada da fare: il 62% degli intervistati evita di prendere per mano in pubblico il partner per paura di ripercussioni; solo il 39% esprime liberamente la propria identità, a fronte di una media europea del 47%: il 23% dichiara di avere subito discriminazioni sul luogo di lavoro, il 32% ha subito molestie e l’8% un’aggressione fisica negli ultimi 5 anni. Solo il 16% però denuncia. Secondo un’altra indagine citata, a cura dell’Istat, per il 26% degli intervistati l’orientamento sessuale è uno svantaggio sul luogo di lavoro.

Bonetti assicura che il piano non è di parte. “Il testo è stato scritto in accordo fra diversi ministeri, in una cabina di regia politica in cui c’erano i rappresentanti degli enti locali e con il confronto di 60 associazioni. Un processo molto condiviso”. La ministra uscente del Terzo polo è convinta che il prossimo esecutivo non possa svicolare. “La strategia è triennale, ci viene chiesta dall’Europa anche ai fini di finanziamenti per progetti specifici. È vincolante”.  www.repubblica.it