(Adnkronos) – L’Rna messaggero del vaccino anti-Covid può passare nel latte materno? A questa domanda prova a rispondere uno studio pubblicato su ‘Jama Pediatrics’. Gli scienziati della New York University (Nyu) Long Island School of Medicine spiegano di aver rilevato in maniera sporadica mRna in alcuni dei campioni prelevati nel latte di mamme vaccinate entro 6 mesi dal parto. Tuttavia, passate 48 ore dalla vaccinazione, non sono state più individuate tracce. Lo studio di coorte è stato condotto su 11 donne sane in allattamento che hanno ricevuto il vaccino di Moderna (5) o di Pfizer (6).
Alle partecipanti è stato chiesto di raccogliere e congelare immediatamente i campioni di latte materno espresso (Ebm). La raccolta andava fatta prima della vaccinazione (campioni di controllo) e per 5 giorni successivi alla somministrazione, a partire da un’ora dopo l’iniezione scudo.
Sono stati collezionati un totale di 131 campioni di latte materno espresso. E l’analisi è stata condotta su diverse frazioni del latte: sull’intero Ebm, sulla parte del grasso, sulle cellule e sulle cosiddette vescicole extracellulari. Risultato: tracce di entrambi i vaccini sono state trovate in 7 campioni di 5 partecipanti, prelevati in tempi diversi fino a 45 ore dopo la vaccinazione. Nessuna traccia di mRna vaccinale è stata invece rilevata nei campioni di latte materno prelevati oltre le 48 ore post vaccino. Inoltre, nessun mRna è stato rilevato nella frazione di grasso del latte o nelle cellule. I ricercatori hanno poi osservato che l’mRna del vaccino appare in concentrazioni più elevate nelle vescicole extracellulari rispetto al latte intero.
“Questi dati – evidenziano gli autori dello studio, Nazeeh Hanna e colleghi – dimostrano, per la prima volta a nostra conoscenza, la biodistribuzione dell’mRna del vaccino anti-Covid alle cellule mammarie e la potenziale capacità delle vescicole extracellulari di ‘confezionare’ l’mRna che può essere trasportato a cellule distanti. Noi ipotizziamo che, dopo la somministrazione del vaccino, le nanoparticelle lipidiche contenenti l’mRna siano trasportate alle ghiandole mammarie per via ematogena e/o linfatica. E ipotizziamo che l’mRna del vaccino rilasciato nel citosol delle cellule mammarie possa essere reclutato nello sviluppo delle vescicole extracellulari che vengono successivamente secrete nel latte materno”.
La “presenza sporadica di tracce di mRna nel latte materno espresso suggerisce che l’allattamento al seno dopo la vaccinazione anti-Covid è sicuro, in particolare dopo più di 48 ore” dall’iniezione scudo, concludono gli scienziati, suggerendo cautela relativamente all’allattamento al seno di bambini sotto i 6 mesi nelle prime 48 ore post vaccinazione materna, fino a quando non saranno condotti ulteriori studi sulla sicurezza.
Il lavoro ha dei limiti (anche numerici), segnalano gli esperti, che reputano importante includere in studi futuri sulla vaccinazione anche le persone che allattano, per valutare meglio l’effetto dei vaccini a mRna su questo fronte. Va considerata anche, riflettono, la potenziale interferenza con la risposta immunitaria a più vaccini di routine somministrati ai bambini durante i primi 6 mesi d’età.