Grazie all’aumento delle borse di specialità in Medicina, “oltre 30mila in 2 anni, l’imbuto formativo” che impediva ai laureati di specializzarsi di lavorare nel Servizio sanitario nazionale “è stato sostanzialmente assorbito. Questo consentirà al nostro Ssn di avere nei prossimi anni molti più medici e di rispondere così meglio a esigenze come le liste d’attesa e le difficoltà dei pronto soccorso, temi oggi particolarmente significativi e attuali”. Lo ha sottolineato il ministro della Salute Roberto Speranza, in videocollegamento con l’evento ‘I valori del Ssn e le sfide della post pandemia. Dal Pnrr al Dm 71’, promosso a Teramo dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) e dall’Asl cittadina.
“Dovremo intervenire con il massimo della nostra forza sulla grande questione che riguarda il personale” della sanità italiana, ha ribadito Speranza, perché “la sfida della sanità del territorio, della riforma del Ssn, non si può fare se non si mette al centro quella che per noi è davvero la leva fondamentale, cioè il nostro personale”. Per farlo, però, “dobbiamo superare un modello di programmazione della spesa sanitaria che purtroppo è stato costruito negli anni con silos chiusi e tetti di spesa”.
“Io sto lavorando perché si provi a costruire un modello diverso” e in questo contesto “dovremo chiaramente investire più che possiamo nelle nostre risorse umane”, ha insistito il ministro, ricordando che “un elemento importante di cambiamento ha riguardato gli investimenti sulle borse di specializzazione in Medicina. Nell’ultimo anno sono state finanziate 17.400 borse, il triplo di 3 anni fa e il doppio di 2 anni fa, nel tentativo di recuperare un errore commesso in passato, che aveva consentito la definizione del cosiddetto imbuto formativo. Oggi, grazie a questi investimenti”, è stato possibile attivare “prima 13.400 borse e poi 17.400, quindi oltre 30mila in 2 anni”. (Adnkronos Salute)